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Le ministre Ue chiedono all'Ecofin la testa di DSK

Dominque Strauss-Kahn

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Mai sottovalutare l'orgoglio femminile. Nemmeno negli alti gradi delle istituzioni internazionali e politiche. Così ieri i ministri finanziari dell'Unione Europea si sono scontrati sul caso del direttore del Fmi, Strauss Khan, accusato di tentato stupro. Da una parte i colleghi maschi, più attendisti e inclini all'innocentismo, dall'altro le colleghe schierate a difesa della vittima: la cameriera dell'hotel Sofitel che ha denunciato l'aggressione. E che hanno chiesto le dimissioni immediate del funzionario. Ad alzare i toni del vertice l'apertura del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker che ha definito Dsk «un buon amico». Si è detto «molto triste» e ha definito «indecente» aprire subito il dibattito. Due delle donne sedute al tavolo dell'Ecofin invece hanno chiesto a Dsk di assumersi le sue responsabilità e fare un passo indietro. «I crimini di cui è accusato Strauss-Kahn sono di una gravità straordinaria», ha commentato la ministra delle finanze spagnola, Elena Salgado, lanciando un monito a chi difende Dsk: «La solidarietà, almeno per quel che mi riguarda, andrebbe data alla donna che ha subito l'aggressione». Durissima, ha sottolineato che «coloro che hanno responsabilità speciali dovrebbero fare più attenzione degli altri». Con una stoccata finale: «Bisogna dare stabilità alle istituzione e bisogna anche sperare che il signor Strauss-Kahn utilizzi il suo miglior criterio, almeno in questo caso. In altri sembra che non lo abbia fatto».  Anche la ministra austriaca, Maria Fekter, ha chiesto le dimissioni immediate di Strauss-Kahn: «Tenuto conto che i giudici hanno respinto la richiesta di libertà su cauzione, dovrebbe riflettere sui danni che questa situazione causa all'istituzione», soprattutto in termini di credibilità. Più defilata la francese Christine Lagarde. «È una vicenda sconvolgente e dolorosa», ha detto la ministra. Per lei, con o senza Strauss-Kahn il lavoro del Fondo andrà avanti. Ma è proprio quello della Lagarde l'unico nome che Parigi potrebbe spendere per conservare una poltrona detenuta dalla Francia per oltre 25 dei 65 anni di vita dello Fmi. Insomma l'organo di coordinamento delle finanze comunitarie si è spaccato, e non poco, sulle questioni meno legate all'economia. I ministri si sono divisi tra innocentisti e colpevolisti. Ma anche sulla valutazione da dare all'uomo, ancora non catalogabile tra i sessuomani brutali e forse vittima di complotto. E ancora sul fatto di considerare Strauss Kahn un dirigente scriteriato da dimissionare e sostituire al più presto o un grande economista al quale applicare tutte le regole del garantismo. Le donne europee avrebbero già abbassato il pollice. Ad aprire il dibattito sulla successione del Fondo era stata comunque un'altra donna, il cancelliere tedesco, Angela Merkel che aveva affermato con decisione che «il suo successore dovrà essere europeo». Idea condivisa dal presidente della Commissione Ue, Jose Manuel Barroso secondo cui «se la successione sarà necessaria allora l'Europa dovrà presentare un nuovo candidato. E tra i papabili, escluso Mario Draghi in corsa per la Bce e che comunque non sarebbe interessato all'incarico, è già spuntata proprio il ministro francese Lagarde. Una donna.

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