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Il controllo di un'azienda come Parmalat vale più dei 2,6 euro per azione messi sul piatto da Lactalis.

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Ilconsiglio, considerata anche l'analisi svolta dall'advisor finanziario Goldman Sachs, ha ritenuto che il corrispettivo offerto «non rappresenti il valore del capitale economico di Parmalat nel contesto di un'operazione di presa di controllo». La decisione, questa volta, è stata presa all'unanimità. La valutazione del cda di Parmalat non cambia comunque i programmi di Lactalis: trattandosi di un'Opa volontaria il prezzo non è contestabile e, per il momento, è escluso che i francesi stiano valutando ritocchi al rialzo. L'offerta, tra l'altro, aveva già ricevuto il benestare del premier Silvio Berlusconi che, lo scorso aprile nel corso del vertice italo-francese, aveva dichiarato non «ostile» l'operazione di Lactalis. La strada del gruppo di Laval per il controllo dell'azienda di Collecchio appare sempre più in discesa: l'offerta partirà lunedì prossimo e terminerà l'8 luglio. All'assemblea di fine giugno per il rinnovo del consiglio, i francesi si presenteranno forti del loro pacchetto del 29% e, salvo colpi di scena, nomineranno la maggioranza dei consiglieri. A nulla sono valsi gli interventi messi in piedi dal Governo per stoppare le mire di Lactalis. L'approvazione, lo scorso 23 marzo, del decreto anti-scalate non ha sortito l'effetto sperato. Lo slittamento dell'assemblea degli azionisti di due mesi avrebbe dovuto dare più tempo a potenziali investitori e gruppi industriali italiani di formare una cordata per contrastare la scalata francese e mantenere l'azienda di Collecchio in mani italiane. Ma la cordata non si è mai formalizzata e Lactalis, con un colpo a sorpresa ha completato il suo progetto di conquista. L'unico risultato, come ammesso dallo stesso ministro dell'Economia Giulio Tremonti, è stato quello di costringere i francesi a lanciare un'Opa totalitaria, dovendo così sborsare più soldi. Anche se in realtà l'operazione dei francesi verrà fatta tutta a debito.

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