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Fmi confuso sul rischio Italia

Dominique Strauss-Kahn

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Dal Fondo Monetario ci si aspetta un po' di chiarezza in un momento così delicato e volatile per i mercati finanziari. E invece anche i grandi economisti del Fmi guidati dal direttore generale Dominique Strauss Kahn a volte gettano ancora più scompiglio tra gli operatori. Così ieri nel «Regional Economic Outlook» l'organismo che ha sede a Washington ha scritto, pur escludendo lo spettro di una ristrutturazione del debito greco, che la crisi del debito potrebbe contagiare altri Paesi europei. Il Fmi ha ricordato che, dopo la crisi greca, lo scorso novembre è toccato all'Irlanda e «i rischi sovrani sono intensificati nuovamente nei Paesi periferici dell'area euro, allargandosi ad altri Paesi fra cui Belgio e Italia» con un rialzo dei premi di rendimenti. Una doccia fredda per il governo italiano che proprio mercoledì scorso aveva incassato la promozione a pieni voti dello stato della finanza pubblica. A dirla chiara è il ministro dello Sviluppo Romani che ha spiegato: «Le dichiarazioni del Fmi che, parlando dei rischi per i Paesi periferici dell'Eurozona, fa riferimento all'Italia e al Belgio, sono piuttosto stravaganti e singolari». E a difendere gli sforzi di risanamento attuati dal ministro del Tesoro Tremonti è il collega del Lavoro Maurizio Sacconi: l'Italia è «al riparo» perché ha «una robusta disciplina di bilancio insieme con una grande ricchezza nazionale». Per Domenico Siniscalco, presidente di Assogestioni, è l'alta propensione al risparmio degli italiani a «mantenere a distanza di sicurezza gli spettri del default sul debito sovrano». A mettere fuori gioco ogni possibile ansia speculativa sul debito italiano è Arrigo Sadun, direttore esecutivo del Fmi per l'Italia, che ha troncato ogni polemica: «L'ipotesi che la Penisola possa essere contagiata dalla crisi del debito che affligge la Grecia e altri Paesi europea è del tutto fuorviante». A giudizio di Washington - ha chiarito Sadun - l'Italia è avanti sia sul risanamento delle finanze pubbliche sia sul rafforzamento del proprio sistema bancario. Lo scenario europeo impone comunque alle istituzioni e ai governi europei di «affrontare decisamente» le tensioni finanziarie: «In gioco c'è molto», ha avvertito il Fmi, e occorre rafforzare la governance economica europea: «Fare un passo indietro dall'integrazione finanziaria sarebbe un errore». Ma niente ristrutturazione del debito: per Antonio Borges, direttore del Fmi per l'Europa, non ce ne è «alcuna necessità». Insiste sulle finanze pubbliche europee anche la Banca centrale europea: c'è il «rischio» che alcuni Paesi non riescano a centrare gli obiettivi di bilancio stabiliti dall'Ecofin. Occorre quindi - ha recitato il bollettino mensile - intraprendere rapidamente «ulteriori interventi correttivi» ove necessario. L'Eurotower, intanto, prepara la strada ad un nuovo aumento dei tassi. L'inflazione - ha avvertito - va seguita con «molta attenzione». La previsione della Bce è per un tasso del 2,5% quest'anno, contro un livello desiderabile inferiore al 2%.

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