L?assemblea dei soci approva il bilancio. Dividendo di 0,03 euro

Cheal momento, non ha nessun bisogno di rafforzare il suo patrimonio. L'amministratore delegato della banca, Federico Ghizzoni alla sua prima uscita dinanzi ai soci come successore di Alessandro Profumo, spiazza il campo dalla possibilità solo supportata dalle indiscrezioni, di far mettere mano al portafoglio agli azionisti. «Non siamo a corto di capitali e non c'è allo studio un aumento di capitale», ha ribadito il Ceo, consapevole però che bisogna lavorare sul rafforzamento di capitale anche con una generazione organica interna. Già oggi Unicredit è in linea con gli obiettivi minimi al 2019, ha quindi «tempo e spazio per rafforzare il capitale», ha puntualizzato Ghizzoni, non preoccupato dei rilievi delle autorità di vigilanza nel considerare gli strumenti cashes emessi nel 2009 come «core capital» (il patrimonio di garanzia degli impieghi erogati alla clientela). L'assemblea del gruppo di Piazza Cordusio ha poi dato il via libera al bilancio 2010 chiuso dal gruppo con un utile di 1,323 miliardi di euro contro i 1,7 miliardi del 2009. Ha votato a favore il 98,8% del capitale ordinario presente (pari al 43,27 del capitale ordinario). I soci hanno espresso anche parere positivo (con il 99,9% del capitale presente) alla proposta di distribuzione di un dividendo di 0,03 euro per azione. La stessa assise dei soci è stata l'occasione per fare definitivamente chiarezza sulla tumultuosa uscita di Alessandro Profumo da Unicredit. «È stata causata sia dalla mancata informazione sulla crescita della quota dei soci libici nell'autunno 2010 al 7,5%, sia dal peggioramento dei risultati del gruppo» ha affermato il presidente del gruppo Dieter Rampl rispondendo alle domande dei soci nel corso dell'assemblea degli azionisti. D'altra parte Profumo aveva sostenuto che i libici avessero deciso in maniera autonoma di aumentare la partecipazione mentre l'ambasciatore di Tripoli in Italia Gaddur aveva affermato che il presidente fosse a conoscenza dell'operazione. Rampl ha difeso inoltre la scelta di concludere un accordo con l'ex ad per la buonuscita pari a 36,5 milioni di euro e di 1,5 milioni di anti concorrenza, un ammontare inferiore a quello che sarebbe toccato a Profumo applicando la normativa. «Senza disconoscere i meriti di Profumo negli ultimi anni - ha spiegato Rampl - erano maturi i tempi per concedere fiducia ad un altro amministratore delegato» anche alla luce di un mutato quadro. «Sarebbe stato molto importante per noi sapere tempestivamente l'aumento della partecipazione degli azionisti libici». Per questo, ha aggiunto «l'atteggiamento dei consiglierì è canbiato anche dopo che i risultati di esercizio» si sono deteriorati e sembrava che fosse necessario un aumento di capitale.