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Ora l'obiettivo è entrare nel cda

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Lactalisaccelera su Parmalat mentre al ministero dell'Economia stanno studiando se è possibile rientrare in gioco in un secondo momento magari applicando il meccanismo usato proprio dai francesi per contrastare all'americano General Mills la conquista di Yoplait. Ossia l'ingresso di un fantomatico «fondo strutturale» italiano che come il Fis creato nel 2008 dal governo Sarkozy entri come socio di minoranza per tutelare gli interessi nazionali rispetto ad un socio di maggioranza straniero. La Cassa Depositi e Prestiti, regista di questo fondo, entrerebbe in azione quando terminata l'Opa di Lactalis, verrebbe rispristinato del flottante. L'ipotesi è dell'acquisto di un pacchetto di circa il 10%. Ma molto dipenderà se l'Opa porterà ad un aumento del prezzo e in questo caso l'ingresso verrebbe a costare di più alla Cdp. Con una quota di minoranza gli italiani avrebbero anche un posto nel cda. I francesi avrebbero garantito una partecipazione degli italiani alle decisioni strategiche anche se non vincolante. Intanto Lactalis potrebbe depositare tra oggi e l'inizio della prossima settimana il prospetto dell'Opa alla Consob. Dal giorno del deposito l'Authority ha 15 giorni di tempo a disposizione per approvare il documento ed, eventualmente, chiedere ulteriori integrazioni. Almeno un giorno prima che parta l'offerta, il cda di Parmalat dovrà riunirsi per valutare la congruità del prezzo fissato (2,6 euro per azione). Andrea Guerra, Ceo di Luxottica e consigliere indipendente di Parmalat, ha detto che non è stato ancora convocato alcun board. «Immagino sarà la prossima settimana», ha detto. Per il 12 maggio è invece già fissato un consiglio per l'approvazione dei risultati del primo trimestre. Intanto dagli aggiornamenti della Consob sulla partecipazione in Parmalat, risulta che è Emmanuel Besnier, presidente di Lactalis e figlio del patron Michel, l'uomo al vertice della catena partecipativa del gruppo francese. Già nel comunicato inviato martedì da Lactalis sull'Opa, comunque, si diceva che i fratelli Emmanuel, Jean-Michel e Marie Besnier «detengono indirettamente una partecipazione paritetica del 33,3% ciascuno del capitale di Bsa (la holding di controllo di Lactalis) ma che, nel quadro dei rapporti familiari, è Emmanuel che controlla indirettamente Bsa». Gli allevatori sono in attesa di conoscere il piano industriale di Lactalis. «Conosciamo bene Lactalis perchè da tempo affermato in Italia. Naturalmente tende a prendere il latte dove costa meno ma non ha mai abbandonato il mercato nazionale, comprando latte anche dai nostri allevamenti» afferma il presidente dell'Associazione italiana allevatori (Aia) Nino Andena, l'organizzazione che rappresenta l'80% del latte prodotto in Italia. «Noi abbiamo sempre detto che, a prescindere da chi prendesse Parmalat, fosse importante un coinvolgimento della nuova proprietà in una maggiore valorizzazione del latte italiano. Soprattutto che ci fosse un maggior utilizzo del prodotto nazionale nel latte a lunga conservazione per il quale Parmalat, come la maggior parte delle altre industrie, utilizzano invece il latte straniero». Poi spiega che l'etichetta d'origine aiuta i produttori e valorizza il latte italiano ma ci sono ancora alcuni settori, come le mozzarelle, per i quali «non è ancora obbligatoria l'origine in etichetta, con il risultato che spesso è fatta con latte straniero».

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