La Cina vuole "farci le scarpe"
Dopo l'abbigliamento, i giocattoli, i casalingi, i prodotti della tecnologia, la Cina sferra l'attacco ad un altro settore di punta dell'industria europea, quello delle calzature. Il rischio è di erodere quote di mercato ricche in un comparto storico della Vecchia Europa. La minaccia riguarda soprattutto l'Italia dove il calzaturiero non è solo rappresentato da grandi firme ma coinvolge una rete fitta di artigiani e di piccole e medie imprese con un export importante. La formula che i cinesi intendono adottare è quella dei distretti industriali sul tipo di quelli italiani. Il progetto provede di trasformare Chengdu, la capitale della provincia sudoccidentale di Sichuan già attiva nel settore, in una vera e propria città delle scarpe. Quarantasei milioni di dollari di investimenti per una superfice complessiva di circa 20 ettari, per quella che diventerà la base per le esportazioni del settore calzaturiero cinese a cui i compratori stranieri potranno commissionare direttamente i loro ordini. In base ai piani le attività inizieranno nell'ottobre 2012. Nel Wuhou District di Chengdu attualmente sono attivi oltre mille calzaturifici che danno lavoro a circa 150mila persone, per una produzione complessiva di circa 140 milioni di scarpe l'anno. Con i nuovi investimenti il distretto verrà ulteriormente potenziato per offrire ai clienti servizi in termini di design, pubblicità, e-commerce e training per gli addetti ai lavori. Negli ultimi anni diversi gruppi che già producevano in Cina si sono spostati dalle zone costiere all'interno attratti da costi di materiali e manodopera inferiori. È il caso del gruppo spagnolo Zara e dei laboratori Intertek che hanno traslocato Chengdu, anche se al momento il primo cliente del distretto è la Russia. Ma Chengdu punta soprattutto al mercato europeo e statunitense. In Europa i due terzi della produzione totale di calzature è concentrata in tre Paesi: Italia, Spagna e Portogallo, con l'Italia che produce circa il 50% della produzione UE. L'Italia inoltre è l'unico Paese UE nella top ten dei produttori mondiali in volume (ottavo posto). E' però da sempre leader indiscusso tra i produttori di calzature di fascia alta e lusso, ad elevato contenuto moda.