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Più presidio dei mari per salvare i commerci

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Combattevacontro i soprusi, depredava i ricchi e distribuiva ai poveri. Sandokan era l'eroe leggendario di Salgari. Di professione faceva il pirata che sul suo vascello issava la bandiera nera con il teschio. Anche Sandokan aveva fini nobili. Liberare il paese dall'oppressore straniero. Notizia ricorrente riporta sequestri di navi da parte di pirati somali che, criminosamente hanno trovato il sistema di fare soldi. Le rotte si riferiscono ai passaggi tra il golfo di Aden ed il canale di Suez. In questi spazi di mare si calcola che ogni anno circolino circa 30.000 navi. Il problema si sta facendo molto serio per il pericolo che corrono gli equipaggi e per le gravi ripercussioni di carattere economico. Non c'è dubbio che occorre porre rimedio a questa situazione. Il danno subìto dalle persone non ha prezzo ma è pesante per le attività economiche. Questo fiume di denaro derivante dal pagamento dei riscatti finisce nelle tasche dei pirati caporioni ma anche, forse, a finanziare il terrorismo. Le coste di approdo sono somale. Non si tratta di dichiarare guerra alla Somalia quanto invece di mettere un cordone attorno a quelle acque, armando le navi e inserendo sulle carene meccanismi che impediscano abbordaggi. La vita degli uomini è sacra. Altrettanto sacro è il mantenimento dei posti di lavoro e la vita della aziende. Non per istigare alla violenza, ma per mantenere la pace economica, diamoci da fare. Usando la forza unico mezzo di persuasione. L'economia mondiale ha già abbastanza guai per sopportare anche i pirati somali.

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