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Rinnovabili, gas e carbone pulito ecco le alternative

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Sonoqueste le fonti su cui l'Enel punterà nei prossimi anni come alternative al nucleare. Nel piano 2011-2015 il gruppo aveva previsto investimenti preliminari nell'atomo pari a circa 300 milioni, per arrivare poi a conti fatti e a centrali realizzate ad una spesa finale complessiva di 4,5 miliardi. Di quelle cifre ad oggi sono stati spesi solo pochi milioni di euro, ma ben più consistente è l'investimento previsto per aumentare la produzione di elettricità derivante dal carbone, fonte da cui attualmente il gruppo produce il 34,1% della sua energia (contro il 34,4% da fonte idroelettrica, il 21,6% da gas, il 7,1% da rinnovabili e il 2,8% da olio). «Esistono tante tecnologie disponibili. Anche se continuasse la moratoria, cercheremo di portare avanti progetti innovativi per produrre energia a basso costo», compreso «assolutamente» anche il carbone, aveva osservato l'amministratore delegato Fulvio Conti, prima ancora della presentazione dell'emendamento che ha cancellato (per il momento) il programma nucleare. Il primo obiettivo è infatti di proseguire nella conversione da olio a carbone di Rossano Calabro (in fase autorizzativa iniziale), ma soprattutto di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, per la quale è previsto un investimento di 2,5 miliardi in cinque anni e che in uno dei tre gruppi sarà dotata della tecnologia CCS (Carbon capture and storage) per la cattura e il sequestro dell'anidride carbonica, attualmente in fase di sperimentazione a Brindisi. Il problema del carbone sta infatti proprio nella quantità di CO2 prodotta, pari al doppio rispetto al gas. «Abbiamo la tecnologia per renderlo pulito, non dannoso per la salute e a basso impatto in termini di emissioni» ha spiegato Conti.

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