Fisco, Tremonti: imprese oppresse
Le imprese devono fronteggiare "un'oppressione fiscale che dobbiamo interrompere". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nel corso di un'audizione in Commissione Finanze alla Camera, in merito alla riforma fiscale. Tremonti ha anche parlato della necessità di creare un sistema "burocratico e di regole più favorevole agli investimenti". Per il ministro è necessario interrompere gli eccessivi controlli sulle imprese e pensare a una proposta in questa direzione. Sulle imprese ci sono "eccessivi" e "assolutamente incredibili" controlli e ispezioni "dove il costo è costituito dalla corvee, il tempo perso, l'eccesso di potere che porta occasioni di corruzione: è un tipo di oppressione fiscale che dobbiamo interrompere". Per Tremonti "deve esistere il diritto a dire 'non mi rompete più di tanto'". Secondo il ministro occorre articolare una proposta, ma "deve essere equilibrata. Potremmo immaginare una qualche tipo di concentrazione, salve esigenze di controllo erariale, e ridurre il continuo controllo sulle imprese". Tremonti ha escluso i settori sensibili come quello della sicurezza sul lavoro e ha riferito che i lavori sono già stati avviati. TROPPI CONTROLLI - "C'è una cosa su cui potremmo lavorare insieme: abbiamo un quantum di controlli assolutamente incredibile ed eccessivo con costi come tempo perso, stress e occasioni di corruzione, è un tipo di meccanismo non di pressione ma di oppressione fiscale che dobbiamo interrompere", ha detto Tremonti nel corso dell'audizione in commissione Finanza della Camera sul decreto antiscalate. "La proposta che uno deve fare, ma deve essere equilibrata - ha spiegato Tremonti rivolgendosi ai parlamentari - non puo' essere del tipo della 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro), ma esclusi i settori sensibili come la sicurezza sul lavoro, in altri potremmo immaginare, trovare un criterio che salve le esigenze erariali, riduca il continuo meccanismo di frequentazione delle imprese per cui vanno via i vigili urbani e dopo una settimana arrivano gli ispettori. Ci vuole un criterio equilibrato: se in Parlamento emergono idee, proposte su questo - ha aggiunto il ministro - sono benvenute, fermo il discorso della sicurezza sul lavoro. Se troviamo un modo, o un coordinamento dall'alto o un diritto dal basso, se lo troviamo facciamo un servizio a milioni di imprenditori". POCHE SOCIETÀ QUOTATE - Il decreto sulle assemblee societarie, all'esame della Camera, è una legge "generale ed astratta", ha poi ribadito il ministro. "Non abbiamo ragioni per modificarla - ha aggiunto rispondendo alle domande dei giornalisti - e credo neanche l'opposizione". "Credo che la migliore difesa è l'attacco", ha detto il titolare dell'Economia che poi ha precisato di aver "difficoltà adesso a parlare di questi temi con questo metodo di informazione e tra l'altro con la borsa aperta". "Il problema dell'economia di questo paese - ha aggiunto - non è difendere ma sviluppare. Cerchiamo di essere pratici: il 95% del Pil è fatto da imprese con meno di 15 addetti. E al vertice ci sono poche società quotate alcune bloccate per struttura societaria. Ma il numero di quotate è sceso. Dobbiamo far crescere l'economia nella sua dimensione: non vuol dire che dobbiamo ingratitudine a milioni di piccoli imprenditori che fanno la nostra economia. Siamo la seconda manifattura del mondo e gli ideologi che hanno sostenuto il contrario ora 'risalgono le valli'. Se cresce dimensione mercati deve anche crescere quella imprenditoriale".