La scalata a Parmalat nel mirino Ue
Lactalis dovrebbe avere il via libera di Bruxelles per acquisire il controllo di Parmalat. È questa la posizione della Commissione Ue espressa durante i contatti che si sono svolti tra i rappresentanti del gruppo francese e i servizi dell'antitrust che hanno competenza esclusiva su questa vicenda. Il nodo da sciogliere è quindi sapere se il 295 della partecipazione in Collecchio dà a Lactalis il controllo del gruppo. «Se così fosse - ha spiegato il portavoce del commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia - Lactalis dovrebbe notificare l'operazione alla Commissione Europea perchè in materia di fusioni e di acquisizioni non si può acquisire il controllo di una società senza prima avere il via libera dall'esecutivo europeo». Lactalis non ha ancora chiesto all'antitrust una deroga alla notifica che congelerebbe la situazione fino al momento in cui l'autorità decide sul caso. Intanto Intesa SanPaolo è al lavoro per presentare entro le ore 12 di domani una manifestazione di interesse al consiglio d'amministrazione di Parmalat per rendere possibile il rinvio dell'assemblea a fine giugno. L'incognita resta la figura imprenditoriale che si potrebbe far carico dell'impresa. Sebbene da Alba indichino ancora la famiglia Ferrero interessata all'operazione, in ambienti finanziari sorgono dubbi. Gli altri nomi che circolano, oltre a Granarolo che non metterebbe comunque soldi ma solo asset, sono tutti investitori finanziari: da Giovanni Tamburi a Palladio. È possibile anche un intervento della Cassa Depositi e Prestiti attraverso il fondo italiano di investimento. Ma allo studio ci sarebbe anche un piano di riserva, uno spezzatino con un accordo di spartizione: agli italiani gli asset di parmalat in Italia, che poi potrebbero essere fusi con Granarolo, ai francesi quelli esteri. La Lega continua l'offensiva contro i francesi. Il capogruppo in commissione finanze della Camera, Maurizio Fugatti ha annunciato la presentazione di una interrogazione in cui si chiede un intervento del governo per sapere se sia stato «aggirato» l'obbligo di lanciare l'opa sul capitale del gruppo italiano. L'ipotesi dello spezzatino non piace ai sindacati. La Uila sottolinea che occorre «mantenere l'integrità» di Parmalat e boccia possibili cordate italiane «dell'ultima ora, finalizzate a rilevare solo le attività del gruppo nel nostro Paese». La Confcooperative di Luigi Marino, invece se la prende con l'amministrtore delegato uscente, Enrico Bondi. Se si è arrivati a questo punto è perchè, sostiene Marino, Lactalis «ha approfittato dell'abbandono proprietario in cui Parmalat è stata lasciata, per volere e responsabilità anche del capo-azienda Bondi». Il numero uno della confederazione che riunisce e rappresenta la quasi totalità delle latterie sociali italiane azioniste della Granarolo, auspica la costituzione di una newco nella quale far confluire il meglio della Granarolo e il meglio della Parmalat. La Confconsumatori ha inviato un esposto motivato alla Consob, chiedendo all'Autorità guidata da Giuseppe Vegas di indagare sulla condotta di Lactalis e verificare l'eventuale violazione della disciplina dell'offerta pubblica da parte del gruppo francese. E, per dar tempo alle indagini, viene chiesto anche di rinviare l'assemblea dei soci fissata dal 12 al 14 aprile.