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Tremonti apre il Fondo a privati e stranieri

Giulio Tremonti

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Tremonti mette a segno un altro risultato. Il Fondo strategico a difesa delle imprese italiane sarà aperto ai privati e agli stranieri. Per il ministro dell'Economia si tratta di un vero e proprio «tesoretto» nell'ambito di una strategia che lo vede sempre più come il crocevia e il regista delle grandi operazioni finanziarie. Il Fondo che avrà come nucleo la Cassa depositi e prestiti sarà partecipato da soci pubblici (si parla di Fintecna, Inps, Inail) ma anche da fondi sovrani internazionali. Tremonti lo ha detto ieri chiaro e tondo al termine del vertice dell'Ecofin scrollandosi quindi di dosso l'accusa di voler ricreare un altro Iri. Il Fondo previsto dalla normativa anti opa varata dal governo a difesa di Parmalat e di altre aziende giudicate strategiche, non sarà assimilabile in alcun modo a un carrozzone pubblico che corre in soccorso di aziende decotte. «Sarà aperto ai privati e agli stranieri» ha spiegato Tremonti, ma smorza chi ipotizza in 20 miliardi di euro il capitale a disposizione. Nella cifra ipotizzata dalla stampa ha forse influito l'assonanza con quella dell'Fsi francese, rileva. La presenza di fondi sovrani stranieri, si parla anche dei cinesi, sarà una garanzia della redditività del Fondo che dovrà investire in società che sanno guadagnare e remunerare e non in imprese in dissesto. In lista d'attesa oltre a Parmalat c'è Edison. Il primo passaggio di questa operazione è per domani con l'assemblea straordinaria della Cassa depositi e prestiti che per partecipare al Fondo, deve cambiare statuto. Poi sarà la volta ancora del governo che con un decreto dovrà stabilire i settori d'intervento del fondo. Non è ancora chiaro se il Fondo potrà investire nelle banche ma va ricordato che le Fondazioni sono azioniste della Cdp con quote pari al 30%. Tremonti ha rinviato all'audizione del 12 aprile in Parlamento, la spiegazione dei dettagli. Tremonti all'Ecofin ha ribadito che «non ci sarà un fondo» per salvare le banche come in altri Paesi come la Spagna perchè gli istituti di credito italiano sono solidi e si stanno anzi portando avanti nel rafforzare il capitale attraverso il ricorso al mercato. La Compagnia di Sanpaolo ieri ha dato un primo informale assenso, domani arriverà quello ufficiale, a sottoscrivere la sua quota (500 milioni) nell'aumento da 5 miliardi di Intesa Sanpaolo. Una mossa simile è attesa da Mps mentre hanno già varato aumenti Ubi e Banco Popolare. Resta l'attesa su Unicredit. Il direttore generale del Tesoro Grilli ha sottolineato che il settore bancario non ha problemi, anzi «sta giocando d'anticipo nella tempistica di Basilea3». In attesa dell'intervento della Cdp per Parmalat la situazione è di stallo. Sarà decisiva la giornata di domani quando si saprà se è stata accolta dal Tribunale la richiesta presentata da Lactalis di sospendere la delibera sul rinvio a giugno dell'assemblea dei soci del gruppo di Collecchio. Una vittoria aumenterebbe la forza dei francesi. Sul mercato si fanno diversi scenari: uno è quello di un'Opa da parte della holding in cui dovrebbe entrare la Cdp. Ma c'è anche l'ipotesi della creazione di una newco partecipata con quote paritetiche da tre poli: i francesi, la finanziaria delle coop Granlatte (Granarolo) e Cdp-banche.

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