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Italia promossa su debito e lavoro

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Lapromozione arriva dal Fondo monetario internazionale secondo cui l'indebitamento netto del nostro Paese si attesterà al 4,3% quest'anno per poi scendere al 3,5% il prossimo. Il rapporto tra debito e Pil si collocherà invece rispettivamente al 120,3% e al 120,0%. Nel Rapporto economico mondiale di primavera, l'Fmi sottolinea che «i maggiori Paesi dell'Eurozona sono tutti impegnati a ridurre il deficit sotto il 3% del Pil nel 2013. Ma, in base ai piani attualmente annunciati e alle previsioni sulla crescita contenute nel World economic outlook, soltanto la Germania è prevista raggiungere questo obiettivo». Francia, Spagna e, «in misura minore», Italia dovranno «identificare nuove misure». Situazione italiana migliore di altre anche per l'andamento del debito. Italia, Germania e Canada potranno limitarsi a una correzione compresa tra il 3 e il 4%. Tra i Paesi europei in maggiore difficoltà, al Portogallo viene richiesto un intervento di circa il 6%, mentre Grecia e Irlanda dovranno spingersi oltre il 10%. La ripresa in Italia «resta ancora debole». La previsione rialza dello 0,1% all'1,1% la stima di crescita per il nostro Paese nel 2011 e lascia invariata all'1,3% quella per il 2012. L'economia italiana, spegano i tecnici di Washington, paga «i problemi di lunga data della competitività» che «limitano la crescita delle esportazioni e il progettato risanamento dei conti che pesa sulla domanda privata». Il Fmi cita l'Italia tra i pochi Paesi virtuosi che hanno compiuto «passi avanti» per la riforma della spesa. Il nostro Paese fa meglio anche sul fronte dell'occupazione. In Eurolandia la disoccupazione è al 9,9% nel 2011 e al 9,6% nel 2012. L'Italia è sotto questa media con l'8,6% nel 2011 e l'8,3% nel 2012. A incontrare le maggiori difficoltà sono i giovani: in media nei paesi dell'Ocse il tasso dei senza lavoro fra i giovani di età compresa fra i 15 e i 24 anni è due volte e mezzo quello degli altri gruppi. Gli economisti di Washington poi spiegano che i rischi al ribasso sull'economia mondiale restano anche se sono diminuiti. Fra questi il possibile aumento dei prezzi del petrolio, lo stato delle finanze pubbliche delle economie avanzate, squilibri nel mercato immobiliare e il surriscaldamento delle economie emergenti.

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