Scontro finale nelle Generali

«Vediamodi fare qualcosa di veramente costruttivo in questo Paese. Questa è una delle poche grandi realtà di questo Paese, cerchiamo di non strumentalizzarla. Se vogliamo veramente bene a questa azienda dobbiamo cercare di non creare turbolenze». Era il 26 aprile del 2008. E così Diego Della Valle, consigliere indipendente delle Generali, prese la parola nel corso dell'assemblea rivolgendosi ai rappresentanti di Algebris definendoli «giovani ragazzi italiani in gamba». Il fondo guidato da Davide Serra, che rappresentava oltre 200 investitori isitituzionali, chiedeva in soldoni di aumentare l'efficienza del business del Leone di Trieste. Allora però i ragazzi giovani e in gamba, portatori dell'istanza di una gestione più dinamica e meno relazionale del gruppo, furono accompagnati gentilmente alla porta. Proprio dal patron della Tod's che oggi, tre anni dopo, nel consiglio di amministrazione straordinario convocato per mettere fine a una querelle tra i grandi soci, vestirà, ironia della sorte, gli stessi panni giovanilisti di Serra. Da mesi infatti, senza motivazioni precise, nel gruppo assicurativo si fronteggiano due blocchi. Il primo equipaggiato da Della Valle che chiede appunto una svolta nella governance di Generali meno conservativa e più orientata al profitto. Nel mirino dell'imprenditore prima è finito il presidente Cesare Geronzi, poi con maggiore veemenza il rappresentante dei soci francesi Vincent Bollorè. Una guerra senza esclusioni di colpi giocata non nelle stanze e nei corridoi di palazzo ma sotto gli occhi attoniti di centinaia di migliaia di piccoli azionisti che faticano a comprendere le ragioni dello scontro. Oggi dunque forse sarà il giorno della verità. A Roma è fissata la riunione straordinaria del consiglio di amministrazione. Un appuntamento messo in calendario poco più di una settimana fa da parte del presidente Cesare Geronzi, quasi costretto a farlo da una sollevazione di otto consiglieri che sollecitavano un faccia a faccia prima dell'assemblea di fine aprile, per definire tutte le questioni rimaste in sospeso nella compagnia. E il confronto sarà soprattutto sulla figura e sui poteri del presidente Geronzi, anche in contrapposizione a quelli del «capo-azienda» Perissinotto. Questo almeno l'iniziale pomo della discordia, con le dichiarazioni e interviste fortemente critiche di Della Valle verso l'ex presidente di Mediobanca. Anche se da allora è stato un crescendo, con successive prese di posizione da parte dei singoli consiglieri, che ha portato all'inusuale astensione del vice presidente Vincent Bollorè sull'approvazione dei conti 2010. Bollorè ha motivato il suo voto con le perplessità sulla joint venture con il gruppo ceco Ppf, criticando l'ad Perissinotto, e di fatto schierandosi a fianco dello stesso Geronzi. A ritrovarsi oggi in consiglio dovrebbero essere salvo assenze impreviste 17 consiglieri, dopo le dimissioni di Del Vecchio e quelle di lunedì improvvise, della spagnola Ana Botin. E sarà scontro a viso aperto. Forse l'ultimo. Qualcuno potrebbe infatti anche essere accompagnato alla porta. Le fibrillazioni del gruppo attraversano anche la rete del gruppo. Le principali sigle sindacali della branch romana di Generali, Ina Assitalia, hanno chiesto una convocazione urgente per avere chiarimenti su quanto sta accadendo nel gruppo a Trieste. Nel frattempo, per «festeggiare» la nuova delega di vice presidente vicario l'imprenditore Caltagirone ha ripreso a fare acquisti: fra il 31 marzo e il primo aprile ha comprato altre 100mila azioni della compagnia, per un esborso di oltre 1,5 milioni, aggiungendo così uno 0,006% del capitale alla quota del 2,23% già in suo possesso dopo lo shopping di fine 2010.