Parmalat rinvia l'assemblea
Ilcda di Parmalat decide lo slittamento dell'assemblea a fine giugno. Due mesi per proseguire i lavori e mettere a punto quell'alternativa italiana alla scalata francese di Lactalis i cui punti fermi, al momento, sono da un lato la Cassa depositi e prestiti, che potrà acquisire partecipazioni, e dall'altro tre banche, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca. Il rinvio dell'assemblea però è stato subito contestato dai francesi di Lactalis che lo hanno definito «illegittimo e privo di motivazioni». Una reazione che lascia presagire azioni legali anche se continuano a ribadire di essere «disponibili» ad un confronto con gli azionisti. Ma la decisione del cda non è stata facile. La riunione è durata oltre tre ore e il voto finale non è stato unanime (avrebbero votato contro Andrea Guerra e Marco De Benedetti). Sul tavolo dei consiglieri è arrivata inaspettata la richiesta di Lactalis a non votare il rinvio facendo riferimento da un lato all'impossibilità di appellarsi unicamente alla eventuale violazione dell'antitrust europeo, dall'altro ai termini troppo stretti per revocare la convocazione precedente. Ora Intesa SanPaolo ha due mesi di tempo per mettere a punto una cordata italiana da contrapporre al 29% detenuto da Lactalis. L'operazione è tutt'altro che facile. Ferrero è piuttosto fredda e Barilla, chiamata in causa da alcune voci, ha smentito un interesse. Le condizioni economiche non consentono, al momento, grandi acrobazie. Si è fatto avanti invece il fondo Clessidra con l'amministratore delegato Claudio Sposito che ha ammesso «contatti preliminari in corso per valutare cosa si può fare». La Commissione europea continua a seguire con estrema attenzione l'operazione e si dice pronta a intervenire se la legge che permette alla Cassa depositi e prestiti di acquistare quote nelle società strategiche si rivelerà contraria alle regole della libertà di circolazione dei capitali e della concorrenza.