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Parmalat prende tempo

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Èl'ultima chiamata per i «capitani coraggiosi» dell'industria italiana ma lo è anche per la politica. La partita di Parmalat con i francesi di Lactalis, saldamente ancorati al 29% dell'azionariato, è a un punto di snodo. Venerdì prossimo si riunirà il consiglio d'amministrazione per decidere lo slittamento dell'assemblea a fine giugno dal 12, 13 e 14 aprile, come consentito dal decreto antiscalate. Il rinvio dell'assemblea che costituisce il momento della conta nei rapporti di forza degli azionisti, dovrebbe dare più tempo per la formazione di una cordata italiana in grado di contrastare la scalata francese. Al momento però non solo non c'è traccia di una squadra tricolore ma nel week end sono circolate voci di un disimpegno di Ferrero dopo il parere negativo espresso dal capostipite Michele Ferrero. Ieri nel quartier generale di Alba si sono limitati a dire che «resta l'interesse ma devono maturare le condizioni». E comunque «la famiglia non si è ancora espressa» nè in un senso nè nell'altro. Le condizioni indicate in passato dalla Ferrero erano che il progetto fosse di lungo termine, industriale e italiano. Il gruppo di Alba, secondo quanto si apprende, pare escludere la possibilità del lancio di un'opa totalitaria per acquisire il controllo di Parmalat e non è disposto a strapagare l'azienda di Collecchio nè a fare «battaglia» coi francesi. Più che un'alleanza coi francesi, ragionevole potrebbe essere un accordo per acquistare la quota in mano a Lactalis, pari al 29%. Intanto i francesi precisano in risposta a Tremonti che «la legge francese non considera l'alimentare un settore strategico da proteggere dal mercato». Resta al lavoro Intesa Sanpaolo, che conta al momento sull'appoggio di Granarolo, pronta a conferire asset, e sulla dichiarazione di interesse espressa da Giovanni Tamburi, che ha quantificato la sua possibile partecipazione in 350 milioni di euro; tra gli interessati, si fa anche il nome di Palladio, che potrebbe sborsare fino a 600 milioni. Il numero uno della finanziaria, Roberto Meneguzzo, figura anche nella lista dei candidati proposta da Intesa Sanpaolo subito dietro all'amministratore delegato uscente di Parmalat, Enrico Bondi, e a quello di Wind Luigi Gubitosi. Bondi ieri si è recato a Palazzo Chigi per un colloquio con il sottosegretario Gianni Letta proprio sulla questione della cordata italiana e dell'appuntamento di venerdì prossimo. Ma non c'è solo il versante finanziario. Lo slittamento dell'assemblea dovrebbe dare il tempo necessario anche ai tecnici del ministero dell'Economia per mettere a punto gli emendamenti al decreto. Tremonti, come ha ripetuto anche domenica, vuole prendere a modello la normativa francese anti scalate. Il Parlamento ha sessanta giorni di tempo per convertire in legge il decreto. Sul tavolo ci sono tre ipotesi: rafforzare i poteri della Consob in merito alle acquisizioni da azienda straniere, abbassare il livello oltre il quale è obbligatoria l'opa, indicare i settori strategici da proteggere.

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