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Mario Draghi, Governatore della Banca d'Italia, continua a essere il principale candidato alla successione di Trichet alla guida della Banca Centrale Europea

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Laconcorrenza rappresentata dal falco della Bundesbank, Axel Weber, si è autoannullata con l'uscita di scena volontaria del tedesco. Così, con la crescita delle quotazioni dell'attuale numero uno di Via Nazionale per la Eurotwer è cominciata la manovra di avvicinamento dei possibili sostituti alla sua poltrona. Quello che sembrava avere la via più spianata per Palazzo Koch, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, è stato eletto all'inizio di marzo alla presidenza del Comitato economico e finanziario dell'Unione europea. Un incarico di alto livello che difficilmente si combinerebbe con quello di Governatore. Così, fuori dalla corsa Grilli, sono rimasti in lizza l'attuale membro del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, e il direttore generale dell'istituto di Via Nazionale, Fabrizio Saccomanni. E mentre il primo resta per ora in silenzio è il secondo che risulta in movimento per costruire il consenso attorno alla sua candidatura soprattutto nell'ambito politico. Con l'occhio rivolto, in particolare, a via XX settembre, al ministero dell'Economia, che nella partita della nomina esercita poco potere reale ma un rilevante e sottile influenza. I segnali dell'attivismo di Saccomanni all'interno di Palazzo Koch sono, secondo chi frequenta i suoi corridoi, abbastanza evidenti. Non ultimo la ferrea determinazione nel portare a termine la riduzione degli stipendi dell'istituto sopra i 90 mila euro (per il 5% della parte eccedente) e sopra i 150 mila euro (per il 10% dell'eccedenza). Un'economia imposta dalle esigenze di risparmio del bilancio pubblico introdotta con il decreto del luglio 2010. Un norma che poteva anche non essere applicata a Palazzo Koch dopo le richieste di chiarimento alla Bce che avevano dispensato Bankitalia dalla sua applicazione. Ma in questo Draghi, inflessibile, ha chiesto comunque ai suoi dipendenti di dare un esempio di austerità e rigore al Paese in un momento di crisi. Saccomanni ha preso in mano la trattativa per arrivare al risultato. E il milleproroghe di gennaio scorso gli ha dato una leva in più per portare a termine il progetto: la possibilità di attuare i tagli anche senza l'accordo con i sindacati. Così già domani il Consiglio superiore di Palazzo Koch dovrebbe dare il via ai sacrifici. Tra lo scontento dei sindacati bypassati. E le quotazioni di Saccomanni al timone di Palazzo Koch in forte ascesa.

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