La vicenda della scalata francese a Parmalat arriva alla Procura di Milano
Ilpm Eugenio Fusco ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per far luce sull'operazione che nei giorni scorsi ha portato Lactalis a detenere un pacchetto complessivo pari al 29% nell'azienda di Collecchio. Il gruppo ha raggiunto questa posizione dominante dopo aver acquistato il 15,3% dai tre fondi di investimento esteri Zenit, Skagen e MacKenzie. Il pm vuole quindi far luce sui presunti movimenti anomali dei titolo in Borsa che si sono registrati quando è cominciata la battaglia sulle liste dei nomi per il rinnovo degli organi sociali. L'ipotesi di reato è aggiotaggio. La procura milanese cerca di far luce sulla situazione del titolo di Collecchio nel periodo precedente all'aumento di capitale del gruppo francese. In mattinata è stato sentito come persona informata sui fatti il numero uno dell'azienda Enrico Bondi. I francesi di Lactalis hanno precisato di «aver sempre correttamente operato» e di attendere, «serenamente gli sviluppi della vicenda». Intanto i giochi per il controllo di Parmalat restano aperti. Il decreto anti-scalate si è arricchito di un'altra norma: se il consiglio di Parmalat deciderà di far slittare l'assemblea degli azionisti si potranno presentare nuove liste per il rinnovo del board, oltre a quelle già depositate. Significa che nuovi investitori potranno presentare una propria lista o di unirsi a quelle già esistenti. Le banche sono al lavoro per tentare di mettere in piedi una soluzione italiana ma tutto è ancora aperto. Giovanni Tamburi, numero uno di tip e azionista forte di Prysmian, si è detto disponibile a partecipare «se c'è un progetto serio». Si fa sentire anche Granarolo che, afferma il vicepresidente Danio Federici, vuole essere «il braccio industriale» di una cordata italiana con Ferrero e le banche. Poi chiarisce che non sembra percorribile l'ipotesi di una alleanza con Lactalis: «o loro o noi».