Qualcosa non quadra più nelle relazioni ai piani alti delle Generali
Imotivi che hanno acceso lo scontro cruento tra i grandi soci del gruppo assicurativo di Trieste, e cioè le perplessità di Vincent Bollorè su alcuni dossier aperti dal management, restano sul tavolo. Secondo quanto rivelato dall'Espresso, l'imprenditore bretone avrebbe chiesto il 15 marzo di rettificare i verbali sulle recenti mosse in Russia con l'acquisto della quota della privatizzata Vtb. Già il 23 febbraio il transalpino aveva criticato apertamente l'operazione, trovando sponda nel vice presidente Francesco Gaetano Caltagirone, mentre il numero uno Cesare Geronzi non sarebbe entrato nel merito («Rispetto la decisione adottata, che rientra nella competenza di Perissinotto», ha detto secondo il settimanale. Altro discorso è quello dei rapporti con il finanziere ceco Kellner. Martedì scorso Generali ha svelato che il prezzo dell'esercizio dell'opzione in mano al gruppo ceco Ppf potrebbe oscillare tra i 2,5 e i 3 miliardi nel 2014. Ora si apprende che le accuse di Bollorè coinvolgono anche un prestito che Kellner ha ottenuto nel 2008 da Calyon, nota da tempo (è nei bilanci Ppf), e per la quale ha fornito a garanzia il proprio pacchetto nella jv Generali Ppf Holding (2,5 miliardi il valore della quota, fino a 2,1 miliardi la linea di credito). Se Generali nel luglio 2014 dovrà liquidare l'imprenditore per la sua parte nella joint venture al posto di pagare Kellner che dovrebbe quindi rimborsare la banca, verserebbe il dovuto direttamente alla banca. Questo secondo Bollorè congigurerebbe una vera e propria «garanzia» ai 2,5 miliardi anticipati da Calyon a Kellner. Ed è questa condizione che Bollorè ha criticato con una lettera inviata ai vertici di Generali nella quale chiede di rettificare il verbale della riunione del consiglio del 23 febbraio. Che la galassia che ruota attorno al Leone di Trieste sia comunque in fibrillazione è segnalato anche da altri avvenimenti. Per esempio negli avvicendamenti nei board delle due controllate romane: Fata e Ina-Assitalia. Il 15 marzo scorso sarebbe infatti uscito dal cda di Fata il consigliere di vecchia data Alberto Ferrari. Lo stesso giorno sarebbe invece uscito dall'Ina-Assitalia Giovanni Perissinotto, attuale ceo di Generali. In entrambi i casi la sedia vacante sarebbe stata assegnata a Paolo Vagnone, country manager per l'Italia. E cioè la figura manageriale inserita per rilanciare l'azione assicurativa sul territorio in particaolre delle due storiche compagnie romane. Intanto Francesco Gaetano Caltagirone ha comprato altre 300 mila azioni del Leone di Trieste per un controvalore di 4.475.480 euro. L'operazione è stata realizzata tramite Echetlo Srl, in quattro acquisti distinti effettuati tra il 21 e il 22 marzo.