Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Utili per 1,32 miliardi Cedola invariata di tre centesimi ai soci

default_image

  • a
  • a
  • a

Ildato è superiore alle stime degli analisti che prevedevano una chiusura d'anno a 1,2 miliardi. Certo i risultati sono lontani dai 4 miliardi del 2008, ma la crescita del 9% nel solo quarto trimestre e i segnali incoraggianti dei primi due mesi del 2011 fanno guardare con maggiore ottimismo all'intero esercizio. La Borsa sembra apprezzare e il titolo ha chiuso in rialzo del 2,16% a 1,79 euro in una seduta debole per le banche. Per l'anno corso Piazza Cordusio, che distribuirà una cedola invariata di 0,03 euro, vuole proseguire la svolta in Italia grazie «all'efficienza dei costi attraverso il piano One4C e a uno snellimento della struttura di holding». È poi previsto anche un graduale miglioramento degli accantonamenti a fondo rischi. A oggi i due terzi dei prestiti incagliati del Gruppo sono, però, concentrati in Italia: una massa di 44 miliardi su un totale di 67. Sempre in termini di sviluppo Unicredit punta, inoltre, a un consolidamento in Austria e Germania e a un'ulteriore crescita nei Paesi dell'Europa Centrale e Orientale con un forte sviluppo in Turchia, Polonia, Russia e Repubblica Ceca e «una normalizzazione in altri». E, a proposito dei Paesi dell'Est, l'a.d, Federico Ghizzoni sottolinea che non sono in corso contatti con la russa Sberbank, nel cui board è appena stato cooptato Alessandro Profumo, per la cessione di asset in Ucraina e Kazakhstan. Ghizzoni non fa previsioni sul futuro rimandando il tutto al piano industriale che verrà presentato entro l'anno. Dalle sponde del Tamigi il manager parla di Pioneer, la controllata nel risparmio gestito: «vedremo se le attuali proposte corrispondono alle nostre ambizioni, altrimenti la terremo e lavoreremo per rilanciarla e svilupparla». E sui tempi di decisione indica due-tre settimane. Non restano fuori due questioni di stretta attualità. Primo fra tutti l'ingresso di Unicredit, come azionista, in Fonsai. «La nostra quota che è circa del 6,6%, non creerà problemi di Antitrust. Non è una quota strategica». Poi Parmalat, su cui il banchiere chiarisce: «La situazione è semplice, non siamo coinvolti in nessun piano strategico». Sullo sfondo la questione del 'congelamentò delle quote dei libici, con l'a.d che sottolinea come «sull'andamento operativo quotidiano» non ci sia «nessun impatto».

Dai blog