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Nasce il Fondo monetario Ue

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Accordofatto sull'istituzione di un fondo permanente per aiutare i Paesi europei in gravi difficoltà finanziarie. La decisione presa dai ministri economici della Ue riuniti ieri in una riunione fiume, segna la nascita di un fondo monetario europeo. L'European stability mechanism, sarà operativo dalla metà del 2013 e avrà una dotazione complessiva di 700 miliardi, che garantiranno una capacità finanziaria effettiva di 500 miliardi. Quaranta miliardi saranno versati nel 2013, altri 40 nei tre anni successivi. I restanti 620 miliardi saranno costituiti in parte dal cosiddetto «callable capital» (capitale su richiesta) e in parte da garanzie fornite dai Paesi dell'Eurozona. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, è stato critico: «Si poteva fare di più», ha detto, sottolineando come non tutte le richieste della banca centrale sono state accolte dai governi. Come quella di permettere al futuro fondo di acquistare titoli dei Paesi in difficoltà non solo sul mercato primario (dove si comprano i bond di nuova emissione), ma anche su quello secondario. Ma il risultato, anche se al ribasso, è costato fatica e il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha rispedito al mittente le critiche: «Trichet si ripete». Nessun accordo è stato invece ancora raggiunto sull'aumento a 440 miliardi della capacità finanziaria effettiva dell'attuale Fondo salva-Stati, lo European financial stability facility (Efsf), già intervenuto per aiutare l'Irlanda. Ma da qui alla metà del 2013 potrebbe dover intervenire anche in altre situazioni critiche, come quella del Portogallo. Ora la parola passa ai capi di Stato e di governo europei, che giovedì e venerdì dovranno dare il via libera all'intero pacchetto di norme e misure anticrisi messo a punto dalla Ue. Il fondo monetario europeo, che entrerà in funzione a giugno 2013 e con sede in Lussemburgo, fornirà prestiti a condizioni molto severe e sulla base di piani di aggiustamento dei conti. I tassi di interesse sui prestiti erogati saranno in linea con i parametri del Fondo Monetario internazionale di Washington. Il presidente della Bce ha intanto ribadito il no alla proposta degli eurobond rilanciata di recente da Juncker e dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. «La loro introduzione ridurrebbe gli incentivi per i singoli Paesi ad adottare solide misure di disciplina di bilancio. Diventerebbe così più difficile valutare i bilanci degli Stati. Mentre il modo giusto per evitare le crisi dei debiti sovrani - ha spiegato Trichet - è quello di fare grandi passi in avanti sul rafforzamento della governance e della vigilanza sui bilanci statali». «Abbiamo evitato una catastrofe - ricorda il presidente della Bce - perchè le firme degli Stati sovrani sono state credibili al momento della crisi. E se così non fosse stato non ce l'avremmo fatta. Per il futuro - ha quindi ammonito - non possiamo escludere nulla. E dobbiamo fare tutto perchè quelle firme restino credibili».

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