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Eni conferma lo stop del petrolio libico

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L'addell'Eni, Paolo Scaroni, davanti alla Commissione Bilancio della Camera, fa il punto sulla situazione libica e fornisce risposte sulle questioni più calde, da Snam a Gazprom, dal Kazakhstan alla chimica, fino a qualche accenno alla situazione giapponese, per la quale, osserva, «è eccessivo parlare di apocalisse», e all'andamento del titolo. Scaroni, ascoltato dalla Commissione nell'ambito dell'indagine sulla risposta del sistema Paese alla crisi, ha confermato lo stop della produzione di petrolio in Libia «anche a causa di un problema di spedizioni». Quindi attualmente l'unica attività che viene svolta nel Paese africano è la produzione di gas per uso domestico, con cui vengono alimentate tre centrali elettriche locali: un lavoro che Scaroni vorrebbe continuare a svolgere, a meno che non si decidano sanzioni anche in questo senso. Se ciò accadesse, però, bisogna essere «consapevoli» che senza il gas estratto dall'Eni «buona parte della Libia spegne la luce». Quanto al trasporto di gas in Italia attraverso Greenstream, «è difficile dire quando riprenderà», anche perché l'Eni «vuole essere sicura di fare un'attività non oggetto di sanzioni». Il lavoro in Libia, insomma, è ridotto ai minimi termini, ma i rapporti con Tripoli sono tutt'altro che compromessi, anche perché «l'Eni non tratta con il governo libico, ma con la National company con cui si fanno i contratti». Fatto il punto sulla Libia, Scaroni ha invece rassicurato sull'attività in Kazakhstan («Siamo presentissimi» e la produzione in Kashagan «partirà fra poco più di 12 mesi»); ha spiegato che con Gazprom «si litiga furiosamente per i prezzi di fornitura del gas», ma che questo non incide sui rapporti; ha parlato di un impegno di circa 3 miliardi di euro per bonifiche e rimborso di danni ambientali in 9 siti chimici e dismessi inquinati in varie zone d'Italia; si è schierato con il ministro dello Sviluppo Romani sul decreto rinnovabili, energie su cui «è bene» puntare, ma non troppo, pena aggravi in bolletta; ha rivendicato che negli ultimi sei anni il titolo è andato meglio di quelli delle aziende concorrenti. E ha, ribadito la possibilità di una cessione del controllo di Snam Rete Gas, spiegando che l'operazione avverrebbe «ovviamente di intesa con il governo».

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