Benzina dei record
È una corsa inarrestabile. Ogni giorno ormai c'è un ritocco al rialzo per il prezzo della benzina. Ieri un altro record: l'ondata di aumenti decisi da Esso, Ip, Q8, Tamoil e TotalErg, hanno portato nel Mezzogiorno la benzina a punte massime di 1,611 euro al litro. Nel Nord-Est ïnvece le compagnie si mantengono poco oltre 1,55 euro/litro con punte minime di 1,52 euro/litro. Al Centro ci sono i casi «virtuosi» di Beyfin e delle no-logo (1,485 e 1,492 rispettivamente sulla benzina). È ormai chiaro che la crisi libica è un pretesto per la speculazione. La prova è quanto ha dichiarato il ministro del petrolio dell'Arabia Saudita, Ali al-Naimi, secondo il quale l'offerta di greggio è «molto uniformata» ai bisogni del mercato mondiale, anche se l'Arabia «ha una capacità di produzione supplementare di 3,5 milioni di barili al giorno». Il greggio pur con qualche oscillazione, rimane intorno a 105 dollari per il Wti americano e a 114 dollari per il Brent. Il presidente dell'Unione Petrolifera Pasquale De Vita parla di speculazione internazionale. «C'è la tendenza di fondo dei Paesi produttori, attraverso l'Opec - ha detto - ad innalzare il prezzo, cosa che va avanti ormai da più di un anno. E queste circostanze creano un ulteriore intervento di operatori finanziari e fondi sovrani che operano sul mercato materie prime per alzare i prezzi». Quanto al confronto con i massimi toccati dai carburanti nel 2008, ormai superati nonostante il petrolio si aggirasse allora quasi sui 150 dollari, De Vita ha spiegato che «due elementi concorrono a formare il prezzo della benzina: quanti dollari ci vogliono per comprare un barile e quanto cosa il dollaro. E allora l'euro era a 1,59 dollari mentre oggi è a 1,39». Per un pieno dell'automobile, intanto, ci vogliono la bellezza di quasi 80 euro: un costo pesante per famiglie e aziende, già alle prese con le difficoltà della crisi economica. Tant'è che dai sindacati alle categorie imprenditoriali si moltiplicano gli appelli al governo affinchè intervenga. Ma al momento c'è solo la laconica risposta del ministro dello Sviluppo economico Romani: stiamo studiando. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni chiede un taglio delle accise, «come era stato detto se fosse stata superata la soglia dei 70 dollari al barile per il petrolio». Una richiesta condivisa dalle associazioni dei consumatori (Adusbef e Federconsumatori) e dai gestori che aderiscono alla Confcommercio, secondo cui «è indispensabile mettere mano alla leva fiscale per ridurre la pressione sul prezzo». Altri, come Confimprese e Adiconsum, puntano invece su alcuni delle misure contenute nella riforma del settore, come la liberalizzazione dei punti vendita e degli orari di apertura. La riforma, però, dopo essere arrivata a un passo dal varo giace sui tavoli di vari ministeri, insieme ai decreti sulla semplificazione e sulla concorrenza.