La paura da inflazione mette in moto i tassi
Cresce ogni giorno di più l'ipotesi che a pagare dazio, per la crisi libica e per i segnali di rafforzamento dell'inflazione nel mondo, siano i tassi di interesse. In tensione, negli ultimi giorni, per le ipotesi ormai plausibili di possibili rialzi. Il costo del denaro è una variabile macroeconomica che non manca, però, di far pesare i suoi effetti nelle tasche dei consumatori. Soprattutto in quelle dei debitori costretti a pagare più care le rate di mutui e prestiti. La prima avvisaglia che la politica monetaria della Banca Centrale stia per mutare rotta arriva dal rafforzamento dell'euro sul dollaro sui mercati internazionali. Una circostanza che contrasta con la direzione che la moneta unica dovrebbe prendere per l'aggravarsi della situazione in Libia. Ma gli investitori che muovono cifre importanti sulle valute sono convinti che la Bce stia preparando il terreno per un rialzo dei tassi nel corso del 2011 per fronteggiare le crescenti pressioni inflazionistiche in Eurolandia. Non si tratta di tesi campate in aria se persino il presidente dimissionario della Bundesbank e membro del consiglio della Bce, Axel Weber, ha fatto chiaramente intendere che i tassi nell'area euro possono solo salire. «Nella situazione in cui siamo ora - ha spiegato Weber - c'è solo una direzione in cui i tassi possono andare, ed è il Nord». Sulla scia delle parole del membro tedesco del consiglio direttivo della Bce la moneta unica è balzata ad un massimo di seduta di 1,3821 dollari, prima di ripiegare e archiviare gli scambi in Europa a 1,3790 dollari, rispetto ad una chiusura di 1,3749 segnata ieri sera a New York. La moneta unica si è apprezzata anche contro la sterlina, salendo a 0,85559 pence, mentre ha perso terreno contro la divisa nipponica e quella elvetica, calando rispettivamente a 112,73 yen e a 1,2779 franchi. La valuta elvetica, sulla scia delle tensioni in Libia e col petrolio ai massimi da due anni a questa parte, si è rafforzata, segnando un nuovo record storico sul biglietto verde a 0,92410 franchi per dollaro. L'interrogativo, in realtà, è soprattutto sul prezzo che le principali economie dovranno pagare, in termini di crescita, per questo rialzo repentino delprezzo del petrolio. Gli esperti di Sociètè Gènèrale hanno diffuso un report nel quale stimano che un rialzo delle quotazioni del petrolio pari a 20 dollari ha un impatto negativo dell'1% sulla crescita del pil mondiale. Il New York Times ricorda che ogni 10 dollari di aumento del prezzo del petrolio il Pil Usa perde lo 0,5% nei due anni successivi.