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Cda di tensione per Generali

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Èil giorno della verità per le Generali. Le tensioni montate nei giorni scorsi tra i soci fedeli al vecchio ruolo triestinocentrico della compagnia e la nuova linea dettata dal presidente Cesare Geronzi si scontreranno, probabilmente con toni tesi, nel cda che si tiene oggi a Roma. Un consiglio che è stato preceduto ieri dalla riunione del comitato scientifico e da quello di controllo interno. Riunioni di prassi, ma che hanno preparato il terreno a quella di oggi. Nella giornata di ieri è stata segnalata la presenza dei vertici operativo della compagnia Perissinotto, Agrusti e il country manager Vagnone nella sede romana dell'Ina Assitalia. Non comunicati i motivi della riunione. Ma è chiaro che la giornata di oggi rischia di imprimere una svolta profonda alla governance del Leone di Trieste. Le prerogative di Geronzi, già in teoria circoscritte dalle regole di governo del gruppo, rischiano di finire sul banco degli imputati nella riunione in programma. Perde peso invece il nodo della quota in Rcs, mentre sono confermate le attese secondo le quali potrebbe essere sollevata la questione di chi deve rappresentare la compagnia nei patti, oltre che nella società editoriale, in Mediobanca e Pirelli, i salotti della finanza dove oggi siede il banchiere romano. Su Rcs intanto è intervenuto Giovanni Bazoli, presidente di Mittel e del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, dopo la richiesta di vendere il 3,7% nella società del Corriere della Sera fatta dal consigliere di Generali, Diego della Valle, che si è detto anche interessato a salire. «Non è in previsione né per Mittel, né per altri un mutamento dell'ambito dell'azionariato Rcs. Poi tutto può avvenire ma richiede un consenso unanime dei partecipanti» ha osservato Bazoli. Ma sono i rapporti di forza ai piani alti di Generali a essere oggi sotto osservazione, anche sul mercato. «I problemi di governance rischiano di penalizzare il titolo in quanto il mercato vorrebbe il management concentrato solo sul business», sottolinea in un report Equita che paventa anche il rischio che Del Vecchio venda la sua quota, poco inferiore al 2% (dopo l'annuncio lunedì delle sue dimissioni dal cda di Generali). Un tema peraltro non di attualità secondo fonti vicine all'imprenditore.

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