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Il nucleare si rimette in moto

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Il governo rimette mano al dossier nucleare. Le questioni giudiziarie e i problemi della tenuta della maggioranza avevano messo in secondo piano il riavvio del programma per riportare l'atomo in Italia. Nel mezzo ci si era messa anche la Corte Costituzionale che aveva aggiunto ulteriori paletti al processo decisionale per la scelta dei siti che ospiteranno le centrali. Oggi, salvo sorprese, arriva in Consiglio dei Ministri uno schema di decreto legislativo che integra e corregge il testo già approvato il 15 febbraio dello scorso anno. Secondo quanto risulta a Il Tempo il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe esercitato un pressing notevole per inserire il provvedimento nell'agenda del Cdm. Il ministro Romani avrebbe manifestato anche l'intenzione di portarlo fuori sacco, ovvero non nella scaletta ufficiale, pur di farlo passare al vaglio dei ministri. Così il nuovo testo del decreto, almeno la bozza che entrerà oggi a Palazzo Chigi, e in ossequio alla Consulta ribadisce che «la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata, su istanza dell'operatore, previa acquisizione del parere della Regione sul cui territorio insiste l'impianto e dell'intesa con la Conferenza unificata». In particolare è meglio disciplinato il parere della Regione. Che è ribadito è di carattere obbligatorio e non vincolante, ed è espresso entro il termine di novanta giorni dalla richiesta, decorso il quale si prescinde dalla sua acquisizione e si procede a demandare la questione alla Conferenza unificata». Altre modifiche sono apportate al testo della prima versione del Governo. Cambiamenti anche linguistici, non meno importanti. In particolare le «misure compensative relative» e cioè tutto quanto le comunità e le persone residenti nelle aree delle centrali otteranno per il solo fatto di ospitare i reattori diventano molto più semplicemente i «benefici economici relativi». I cambiamenti si riferiscono anche all'articolo 13 del testo originario, quello relativo «all'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari e per la certificazione dell'operatore». Ai 15 commi ne è stato aggiunto un sedicesimo che rafforza i poteri per l'Agenzia appositamente costituita per lo sviluppo dell'atomo italiano. E che spiega che «la costruzione, l'avviamento e l'esercizio dell'impianto, ai sensi dell'articolo 29 dell a legge 23 luglio 2009, n. 99, avvengono sotto il controllo tecnico dell'Agenzia, che vigila su l rispetto delle prescrizioni e condizioni stabilite nell'autorizzazione unica, fatti salvi le attività e i poteri di controllo, di monitoraggio e sanzionatori disciplinati dal decreto legislativo 3 april e 2006, n. 152, e successive modificazioni, per le parti non riguardanti il ciclo di funzionamento dell'impianto». Nel circuito decisionale dei ministeri chiamati a dare la loro valutazione sul sì o meno alla localizzazione di un impianto viene inserito infine anche il ministero dei beni e delle attività culturali. Tecnicismi sicuramente ma che limano e correggono la leva legislativa in grado di dare una spinta importante anche alla creazione di maggiore ricchezza messa in cantiere da Tremonti e Berlusconi.

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