Economist punta su Draghi alla Bce
Arriva anche l'Economist, uno dei giornali di riferimento della comunità finanziaria internazionale, ad appoggiare la candidatura di Mario Draghi alla Banca Centrale Europea al posto di Jean Claude Trichet. Il Governatore della Banca d'Italia secondo il magazine è «il miglior candidato per succedere a Trichet alla guida della Bce e tutti i Paesi europei, a cominciare dalla Germania, dovrebbero rendersene conto, abbandonando ogni pregiudizio, e compiendo così, per una volta, la scelta giusta per rendere migliore una situazione difficile. Draghi ha il miglior curriculum tra i tutti i possibili candidati, scrive il settimanale che punta a smontare ogni critica a suo sfavore. La prima riguarda la sua passata esperienza nel settore privato, in Goldman Sachs. La seconda deriva dalla sua nazionalità italiana che non collima con la mentalità europea - volta a promuovere più l'anzianità e la rotazione che il merito - e che spaventa la Germania, timorosa che una Bce guidata da Draghi diventi troppo accondiscendente di fronte all'inflazione. Infine, lo scandalo sempre più grave che coinvolge Silvio Berlusconi, «difficilmente aiuta a considerare un italiano un candidato serio». Si tratta di critiche che, secondo l'Economist, non stanno in piedi: «Goldman Sachs può essere oggi un marchio tossico, ma non c'è prova che Draghi abbia fatto niente di sconveniente in quella sede. Al contrario, ha guadagnato un'importante esperienza finanziaria». Anche lo stereotipo nazionale è «altrettanto riprovevole». «Niente suggerisce», infine, che Draghi abbia un atteggiamento troppo morbido nei confronti dell'inflazione. Intanto Draghi si misura con la sfida della riforma del sistema bancario ombra che animerà i lavori del G20 di domani e sabato a Parigi. Ieri il numero uno di Via Nazionale ha anticipato il suo pensiero in un articolo pubblicato su una newsletter del think tank Eurofi. La crisi ha reso necessario aiutare le banche troppo grandi per essere lasciate fallire, ma ciò «ha rinforzato l'azzardo morale in modo molto significativo». Ora occorre dotare le giurisdizioni di meccanismi attraverso cui «ogni istituzione finanziaria possa passare attraverso un fallimento gestito senza danneggiare la stabilità finanziaria e senza sostegno dei contribuenti».