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Più aiuti Ue per il Sud

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Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Giulio Tremonti approfitta dei lavori dell'Ecofin a Bruxelles per gettare sul tavolo dei lavori, convocato per discutere delle nuove regole di funzionamento dell'Unione Europea, il jolly per tentare un vero rilancio del Sud. Il viaggio in treno e in bus è servito, al ministro dell'Economia, a capire che ora al Meridione serve un'accelerazione che può arrivare solo da uno sforzo straordinario. Più soldi sicuramente ma non solo. Servono anche regole diverse, non quelle stringenti di oggi contro gli aiuti di Stato, per aumentare l'impatto dell'azione di politica economica. Aiuti di Stato che non sono più un'eresia nella dottrina comunitaria. ««Con la scusa della crisi la Germania ha ottenuto dalla Ue enormi deroghe, enormi aiuti di Stato. Noi vogliamo che questi aiuti e queste deroghe ci siano anche per il Sud dell'Italia» ha spiegato Tremonti, citando come esempio delle «deroghe sulle gare d'appalto che oggi penalizzano il Sud». Ad aprile nel piano che l'Italia presenterà a Bruxelles ci saranno richieste in questo senso. Questo basterebbe a far crescere il Paese oltre quell'1,1% che ieri l'Istat ha stimato per il 2010. «Siamo contenti, ma vogliamo e dobbiamo fare di più» ha aggiunto Tremonti. Il +1,1% stride in particolare con il +3,6% della Germania, pur colpita nell'ultima parte dell'anno dalle conseguenze negative del gelo che ha paralizzato il Paese, ed è inferiore anche al +1,7% dellìEurozona e della Ue-27 e al +1,5% della Francia, penalizzata in questo caso dagli scioperi contro la riforma previdenziale. La crescita della ricchezza in Italia deve dunque aumentare perché oggi è frenata dal Mezzogiorno: «Gli ultimi dati Eurostat mostrano che il Nord Italia è la regione più ricca d'Europa, mentre al Sud 20 milioni di italiani stanno peggio dei portoghesi». Così per il responsabile del dicastero di Via XX settembre «non esiste una ricetta per l'Italia, ma una per il Nord e una per il Sud. La crescita del Pil dell'1,1% nel quarto trimestre è una media non mediana: il Nord cresce e il Sud è fermo». Ecco perché, ha osservato Tremonti, servirebbe, per le regioni meridionali, che le gare di appalto non fossero regolate dalle norme Ue, ma che intervenisse «una mano pubblica, una nuova Iri». Tremonti non ha parlato solo di Sud all'Ecofin. In particolare ha spiegato che sulle nuove regole e i parametri da rispettare «Non ci sarà accordo su niente se non c'è accordo su tutto». Un Tremonti categorico ha ribadito come l'Italia sia pronta ad accettare la stretta Ue sul debito pubblico a patto che, nel valutare la situazione di un Paese, si prendano in considerazione anche altri fattori: dal debito di famiglie e imprese alle prospettive della spesa pensionistica, dall'esposizione delle banche alla situazione del mercato immobiliare. Il ministro assicura che «alla fine la posizione dell'Italia passerà. C'è da scommetterci - ha detto - anche perché sul concetto di fattori rilevanti c'è oramai l'unanimità degli Stati membri». Fermi alla proposta della proposta della Commissione Ue che prevede di imporre ai Paesi con un debito pubblico elevato la cosiddetta regola del ventesimo: un taglio di almeno un ventesimo l'anno del debito che eccede il 60%.

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