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Nella corsa alla Bce Weber non molla. Il Ft sceglie Draghi

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Inveceieri il «falco» tedesco ha lasciato un punto interrogativo sul prossimo vertice dell'Eurotower mentre impazza il toto-nomine. «Ho parlato con il cancelliere Merkel. Le ho detto che non ho intenzione di commentare fino a quando non ci saremo incontrati di nuovo e non avremo raggiunto un accordo», ha detto Weber a Vienna. Una dichiarazione sibillina dopo le indiscrezioni di mercoledì secondo cui il banchiere centrale avrebbe rivelato privatamente di essere pronto a farsi da parte sia dalla Bundesbank che dalla corsa alla successione di Jean-Claude Trichet per la quale era dato per favorito. Mentre è giallo sulla sua partecipazione al vertice francotedesco di oggi a Berlino, c'è chi ipotizza che Weber stia vagliando le opzioni: fra queste una nomina ai vertici di Deutsche Bank. E che le indiscrezioni di ieri siano semplicemente sfuggite di mano. Di certo l'irritazione è alta a Berlino, dove la condotta di Weber è percepita come un colpo agli forzi della Merkel di avere alla prossima tornata (Trichet scade a ottobre) un presidente della Bce tedesco, percepito da molti come risarcimento agli aiuti concessi agli spendaccioni di Eurolandia. C'è il governatore di Bankitalia Mario Draghi in cima alla lista dei candidati: il Financial Times lo indica come il più probabile invitando a non tener conto della nazionalità. Fra i candidati dei Paesi di dimensioni minori sono considerati in pole position il governatore della banca centrale lussemburghese Yves Mersch e il suo collega finlandese Erkki Liikanen. La Germania, poi, non ha solo la carta-Weber: c'è Klaus Regling, attuale presidente del Fondo di salvataggio europeo; e qualcuno ipotizza il nome di Juergen Stark, membro tedesco nel comitato esecutivo. Intanto ieri Draghi a Roma ha incontrato i più importanti banchieri italiani. A loro ha chiesto di non allentare la loro opera di rafforzamento patrimoniale, mostrandosi prudenti nella distribuzione dei dividendi e aumentando i piani di riduzione dei costi e di efficientamento. Le banche devono inoltre affrontare gli alti costi per la raccolta di fondi causati dall'andamento dei mercati finanziari e «dalla scarsa propensione degli investitori istituzionali globali a sottoscrivere titoli dell'area dell'euro.

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