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Sacconi ora apre a Marchionne

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«Ciò che conta è la realizzazione degli investimenti». Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi offre una sponda all'ad della Fiat Sergio Marchionne mentre continuano le polemiche attorno all'ipotesi della creazione di quattro centri direzionali dopo la fusione con Chrysler con Torino che cesserebbe di essere il cuore dell'azienda. Sacconi ha capito che la prospettiva verso cui si muove la Fiat è ormai quella di un gruppo globale che richiede quindi sedi decisionali nei punti strategici del mercato. Se quindi questo è un futuro già disegnato, l'importante è che non vengano chiusi i rubinetti degli investimenti in Italia. «Se ci sarà una fusione tra Fiat e Chrysler, penso che il gruppo sarà multilocalizzato - ha detto Sacconi - Con una testa negli Usa per alcuni prodotti e una testa in Europa, credo ragionevolmente in Italia, per altri prodotti e mercati». Ma il chiarimento sulla strategia della Fiat, sugli investimenti e sulle prospettive dell'integrazione con la casa americana, dovrebbe avvenire nell'incontro, presumibilmente nel fine settimana, quando Marchionne vedrà il premier Berlusconi con i ministri economici, Sacconi, Romani e Tremonti, e il sottosegretario Letta. La conferma dell'appuntamento a Palazzo Chigi è venuta dallo stesso ministro del Lavoro che proprio su questo si è tirato dietro le critiche della Cgil. Il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, ha accusato il governo di essere «in forte ritardo rispetto alle richieste della Cgil». Per Camusso sarebbe opportuno che, siccome si parla di Fabbrica Italia, «fossero convocate anche le organizzazioni sindacali». La sindacalista ha ribadito le critiche a Marchionne di «aver proceduto da solo, senza sentire nessuno, anzi decidendo a un certo punto che non era disponibile a parlare con chi la pensava diversamente da lui». Camusso deve vedersela anche con la corrente di minoranza del sindacato che ha chiesto la convocazione straordinaria del direttivo per decidere tempi e modi di uno sciopero generale. La Fiom sottolinea che «lo spostamento negli Usa è già cominciato. Nelle scorse settimane e a fine 2010, ci sono stati trasferimenti per periodi non brevi di lavoratori degli enti centrali Fiat negli Usa». Anche il Pd chiede che l'incontro a Palazzo Chigi tra il governo e Marchionne sia allargato a tutte le parti sociali. Sul caso Fiat è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani: «La testa della Fiat deve restare a Torino e il Lingotto deve continuare a essere una multinazionale italiana». Romani lunedì prossimo incontrerà i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fismic per fare il punto sul sito di Termini Imerese.

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