Marcegaglia stakanovista
In un anno che non consente ponti, nel senso di giorni a cavallo di festività che consentono stop all'attività lavorativa, i dipendenti di tutta Italia avevano levato gioiosi gli sguardi a Palazzo Chigi quando il consiglio dei ministri ha proclamato il 17 marzo festa «una tantum» dell'Unità d'Italia. Un giorno di festa dunque in un anno comunque magro di occasioni. Un giovedì. Un giorno ottimale per chi, calendario alla mano, programma vacanze con mesi di anticipo. Un piccolo regalo frustrato dalla leader di Confindustria, Emma Marcegaglia che ieri ha detto: «Il prossimo 17 marzo, l'Unità d'Italia è meglio festeggiarla lavorando, senza perdere preziose ore di produzione e con un aggravio di costi per le imprese. Un invito chiesto ieri dopo che nei giorni scorsi alcuni imprenditori, emiliani, bresciani e trevigiani, ma anche i parlamentari del Pdl Giuliano Cazzola e Raffaello Vignali, si erano lamentati per «il calo di produzione» e per gli «oneri» che sarebbero ricaduti sulle aziende (Unindustria di Treviso li ha calcolati intorno a 2 miliardi, ma la Uil ha rilanciato con 5-6 miliardi persi). Il presidente di Confindustria «rispetta e condivide la decisione del Governo di celebrare la ricorrenza della proclamazione dell'Unità d'Italia», ma perdere una giornata di lavoro, a suo parere, «darebbe un segnale fortemente dissonante rispetto alle azioni che, faticosamente, le parti sociali stanno mettendo in atto per recuperare ogni possibile margine di produttività». Naturalmente per Marcegaglia il 17 marzo è «una data importante che va vissuta con autentica partecipazione come momento di orgoglio e di unità nazionale». E proprio per contribuire a dare alla ricorrenza «l'importanza e la solennità che merita» Confindustria assicura che «le imprese si impegnano a fare la loro parte a fianco delle istituzioni pubbliche, organizzando momenti di ricordo e di aggregazione attorno alla bandiera nazionale nei luoghi di lavoro». Alla proposta di Marcegaglia i sindacati rispondono in ordine sparso. Dalla Cgil si fa dell'amara ironia: «Con tutte le ore di cassa integrazione fatte in questi due anni, e che si continuano a fare, poter festeggiare l'Unità d'Italia non è assolutamente un dramma», afferma il segretario confederale Vincenzo Scudiere. La polemica contro la festa dell'Unità d'Italia è montata fra gli imprenditori in questi giorni di febbraio. Il 17 marzo, infatti, si ferma tutto: scuole e uffici chiusi. Ma c'è anche l'estensione delle regole in materia di orario festivo, limitazioni su determinati atti giuridici e il trattamento economico da corrispondere ai lavoratori dipendenti. Insomma si può lavorare, ma se lo si fà si sarà pagati come per un giorno festivo.