Marcegaglia insiste: c'è poca crescita
Dopoaver accusato il governo di immobilismo, impantanato in sterili polemiche, ecco che Confindustria torna all'attacco sottolineando che continua ad esserci «un problema di crescita». E la prova è che il pil «fatica ad andare oltre l'1%». È un'analisi impietosa quella del centro studi di Viale dell'Astronomia. La Germania sta performando ancora bene, gli Usa vanno verso una crescita molto alta, una parte dell'Asia continua a crescere molto. Insomma c'é «un'accelerazione forte ma l'Italia in questo contesto arranca». E questa fatica è visibile nell'andamento dei consumi come in quello della produzione industriale e dell'occupazione. Confindustria riporta i dati Istat che indicano per novembre un calo dei consumi dello 0,3% su base mensile con un incremento tendenziale dell'1%. Confindustria segnala anche che la produzione industriale è rimasta invariata a dicembre (-0,3% nel quarto trimestre, stime Csc; +1,1% in novembre). È del 17,8% sotto i livelli pre-crisi. Continuano poi i segni negativi per l'occupazione (-0,2% nel terzo trimestre 2010). Nei primi tre mesi del 2011 restano negative le aspettative delle imprese riguardo alle assunzioni. Quanto all'accelerazione dei prezzi al consumo (a dicembre +1,9% in Italia da +1,3% a giugno) non è vera inflazione ma nasce dal rincaro delle materie prime, che impatta su alimentari ed energetici. Il presidente Emma Marcegaglia ha quindi chiesto alla politica di smetterla con i conflitti. Per superare un momento di difficoltà economica e per far fronte alla crescita «abbiamo bisogno di unità e di una politica che sia in grado di governare». Poi ha chiarito le sue dichiarazioni di domenica scorsa sull'insufficiente attivismo in materie di riforme del governo negli ultimi mesi. «Non volevo attaccare il governo ma è evidente che c'è un problema di questo tipo e il Paese ha bisogno di essere governato e di fare delle scelte». Il presidente degli industriali ha bocciato l'ipotesi di una patrimoniale come strumento per abbattere il debito pubblico. Meglio invece, suggerisce, la vendita di parte del patrimonio pubblico. Il centro studi di Confindustria, ha ricordato Marcegaglia, «aveva evidenziato che ci immobili del valore di 500 miliardi di cui 385 vendibili». L.D.P.