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Si riparte con la fiducia non con le chiacchere

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Poiè arrivata la crisi e così si sono utilizzate altre parole. L'attenzione si è soffermata sul debito degli Stati e su quello delle famiglie. Si sono fatte una serie di analisi riguardo alle conseguenze di default di uno o più Stati della area euro. Si dice che l'euro acquisterà più importanza ma si aggiunge che l'euro è finito così come il dollaro che non sarà più la moneta di riferimento. Le idee sono molto chiare! Nel frattempo si parla di ripresa della inflazione. Le famiglie percepiscono che il potere di acquisto è diminuito. A corollario aggiungiamo gli scenari che mostrano segni inquietanti per le sommosse di piazza in Tunisia e Algeria, dove è in atto la guerra del pane. Il nostro Paese, pur con il suo debito pubblico di dimensioni insopportabili, ha retto allo impatto della crisi meglio di altri paesi più virtuosi. E cosa leggiamo sui giornali o ascoltiamo alla televisione? Suggerimenti o proposte per la soluzione della disoccupazione giovanile ovvero come rilanciare la attività occupazionale? No, chiacchiere e proclami pretestuosi. L'economia però ha necessità di fiducia, sentimento intimo, facilmente influenzabile. Anche se ancora tenui, si avvertono i sintomi di ripresa che va sostenuta. Troppe sono le pallottole di parole sparate nel mucchio. Queste non devono diventare virus che debilitano un fisico già provato. Lo ricordino i tanti moralisti capaci più ad insegnare che a fare.

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