Il piano B della Camusso Portare Fiat dal giudice
La Cgil non ci sta a ingoiare il boccone amaro della vittoria dei Sì nello stabilimento Fiat di Mirafiori. Incurante della legge della maggioranza, che in una normale democrazia, anche quella di un condominio, considera valida la volontà del 50% più uno dei voti, il sindacato guidato da Susanna Camusso che ospita al suo interno gli irriducibili della Fiom, sta preparando la strategia per annullare la libera scelta di chi nella fabbrica ci vive e ci lavora veramente, traendone un salario che probabilmente con il nuovo accordo sarà anche più pesante. E non di poco. Così la Cgil, che in un primo momento aveva tenuto un atteggiamento meno intransigente verso il piano di Marchionne salvo poi arroccarsi nel fortino ideologico costruito negli anni '70 dalla Fiom, ha svelato ieri il piano B per bloccare l'intesa di Mirafiori: «Portare la Fiat in tribunale per difendere i diritti indisponibili, a partire dal diritto di sciopero, su cui si può arrivare sino alla Corte Costituzionale» ha spiegato ieri la Camusso visto che «una clausola che impedisce a un lavoratore di partecipare ad uno sciopero è un tema che sicuramente arriva sino alla Corte Costituzionale» Però, ha aggiunto il numero uno della Cgil «non è sufficiente dire che si può ricorrere alla magistratura»; «non basta: non si può affidare la presenza sindacale» alla magistratura. Il nodo è la rappresentanza, appunto: «Non si può essere fuori» da Mirafiori; «se vogliamo, e lo vogliamo, essere il sindacato dei lavoratori dobbiamo essere dentro quella fabbrica e non fuori dai cancelli», insiste Camusso. Insomma i tempi sembrano maturi anche in casa Cgil per discutere di una nuova legge sulla rappresentanza sindacale visto che l'accordo prevede di non ammettere alle trattative sindacali aziendali le organizzazioni che non firmano l'intesa. Leggi la Fiom. Che ha ricevuto ieri una prima risposta alla richiesta di riaprire le trattative dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi che con toni tranchant ha detto che l'accordo su Mirafiori «non sarà riaperto». Unica apertura quella sulla rappresentanza sindacale in azienda. «Da parte di Marchionne c'è l'impegno a investire a Pomigliano e a Mirafiori - ha affermato Sacconi - Quello che si può chiedere ragionevolmente ancora all'ad di Fiat è sviluppare la partecipazione dei lavoratori». I No espressi al referendum ha aggiunto Sacconi «non sono un'adesione alle politiche sindacali, e non solo, della Fiom. Avvenire, quotidiano della Cei, infine, ha chiesto ai metalmeccanici di riconoscere il voto del referendum.