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Niente manovra per l'Italia

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Lostato di salute dei conti pubblici italiani non è tale da necessitare nuovi interventi e tagli. Da Bruxelles arriva una buona notizia per il governo e al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La Commissione Ue ha infatti invitato i Paesi più in difficoltà a compiere dal 2011 più sforzi del previsto, con correzioni strutturali del deficit di almeno l'1% annuo, contro lo 0,5% indicato nell'attuale Patto Ue di stabilità e di crescita. Ma all'Italia - nonostante l'elevatissimo debito pubblico - per ora il governo europeo «non chiede nulla di più» di quanto già stabilito, visto che il nostro Paese - ha spiegato il portavoce del commissario Rehn - «ha già intrapreso un percorso di solido risanamento dei conti pubblici». La linea del rigore impostata da Tremonti, nonostante i mugugni bipartisan per i cordoni della borsa tenuti troppo stretti, sta pagando. Ed è su questa falsariga che si è partita la seconda fase del piano di via XX settembre che prevede oltre al contenimento del deficit anche la messa a reddito del patrimonio pubblico per ridurre il debito monstre di 1800 miliardi di euro. «La conoscenza e la gestione informata del patrimonio pubblico può contribuire al contenimento del deficit e alla riduzione del debito pubblico», ha scritto Tremonti in una recente Circolare inviata a tutte le amministrazioni pubbliche. Un'altra lettera di Tremonti già sui tavoli degli enti riguarda invece i piani di riduzione delle spese per consumi intermedi che debbono essere messi a punto entro il primo semestre del 2011. Le circolari di Tremonti in realtà danno indicazioni operative su decisioni di rigore già assunte nei mesi scorsi, a partire dal decreto legge varato a maggio dell'anno scorso, proprio per mettere in sicurezza i conti dello Stato, quando la crisi greca aveva fatto tremare i polsi a mezza Europa. Ora, nel 2011, quelle decisioni politiche dovranno essere tradotte in decisioni amministrative a tutti i livelli e il ministro stringe i tempi dando a tutti gli enti la «tabella di marcia». Il primo appuntamento è per fine gennaio quando scadrà il termine dato alle amministrazioni per fornire tutte le informazioni utili sugli immobili in loro possesso. Poi si passerà al censimento di tutte le partecipazioni e concessioni e in questo caso il tempo a disposizione, sempre per le dovute comunicazioni al ministero dell'Economia, è fissato al 31 marzo 2011. Anche in questo modo dunque l'Italia cerca di tenere testa alla speculazione internazionale che ha finora solo sfiorato il Paese. E che tiene sotto scacco la moneta unica e la sua stessa sopravvivenza al punto che ieri l commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha ammesso: con gli Stati membri si sta lavorando a un rafforzamento del Fondo di salvataggio per i Paesi euro in difficoltà, aumentando la sua capacità finanziaria e ampliando il suo raggio di azione. Del resto - ha spiegato - se il risanamento dei conti resta la strada maestra per superare la crisi dei debiti sovrani, «meglio avere le spalle coperte», per non trovarsi impreparati «se dovesse verificarsi il peggio». Ma Berlino continua a frenare: «Al momento non è né sensato né necessario discutere di un ampliamento» del Fondo, ha dichiarato il portavoce di Angela Merkel. Più morbida la posizione di Parigi, che finora aveva fatto asse con Berlino: la Francia - affermano fonti governative - ritiene che le attuali capacità del Fondo di emergenza della zona euro siano «sufficientemente importanti per rispondere alle richieste» di Paesi in difficoltà, ma tuttavia «non si oppone» a un eventuale rafforzamento di questo strumento come chiesto dalla Commissione Ue. Intanto le Borse europee hanno tirato il fiato e festeggiato i risultati - migliori delle attese - dell'asta dei bond in Portogallo. E così mentre a livello continentale l'indice Stoxx 600 ha guadagnato oltre un punto percentuale (+1,35%), estendendo i massimi degli ultimi 28 mesi, a Milano e Madrid si sono registrati i guadagni più consistenti (rispettivamente +3,8% e +5,4%). Più cauta invece Londra (+0,61%), guadagni degni di nota anche su Parigi (+2,15%), Francoforte (+1,83%) e Lisbona (+2,59%).

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