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Marcegaglia imita Marchionne e cambia il contratto in azienda

Emma Marcegaglia

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Marcegaglia double face. Come presidente di Confindustria frena sulla deroga al contratto nazionale voluto dall'ad di Fiat Marchionne per Pomigliano e Mirafiori, ma poi per la sua azienda, appena può, segue la filosofia del supermanager del Lingotto. Ecco quindi che il gruppo Marcegaglia, guidato dal padre della presidente di Confindustria, Steno Marcegaglia, ha messo i sindacati dei suoi tre stabilimenti di fronte a un bivio. Le nuove assunzioni, circa 200 lavoratori, dovranno essere fatte con un contratto che comporta una riduzione di stipendio tra i 300 e i 400 euro. Questo è quanto denuncia la Fiom-Cgil della Lombardia che minaccia battaglia. Il segretario generale di questa sigla, Mirco Rota attacca così: «Il gruppo Marcegaglia vuole assumere questi nuovi lavoratori senza applicare gli accordi integrativi che sono stati sottoscritti negli anni tra l'azienda e le Rappresentazione sindacali unitarie e che prevedono condizioni economiche migliori rispetto a quelle del Contratto collettivo nazionale». Il sindacalista spiega che «se i 200 nuovi apprendisti verranno assunti secondo le richieste del gruppo Marcegaglia, cioè senza il rispetto degli accordi integrativi aziendali ma sulla base esclusiva di quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale del lavoro, guadagneranno poco più di 1000 euro al mese. Se, invece, l'azienda rispetterà gli accordi integrativi aziendali, dovrà pagarli intorno ai 1300- 1400 euro al mese». Ad essere penalizzati saranno non solo i salari dei primi anni di questi giovani lavoratori, assunti con il contratto di aprendisti, ma anche gli stipendi futuri. Rota spiega così il meccanismo di assunzione: terminato il periodo di apprendistato, che potrà durare dai 36 ai 42 mesi, i lavoratori che saranno assunti a tempo indeterminato matureranno l'intero salario aziendale soltanto del 15% per ogni anno per i primi 5 anni, mentre il sesto anno del 25%. Questo significa, sottolinea il sindacalista, che «non verrebbero rispettati, anche per i nuovi assunti, gli accordi integrativi che sono stati sottoscritti negli anni». Secondo il sindacato «il rispetto degli integrativi aziendali non comporterebbe per l'azienda una penalizzazione. E questo per una serie di motivi: durante il contratto di apprendistato l'azienda non ha l'obbligo di versare i contributi, riconosce le maggiorazioni per lavoro notturno e straordinario e può inquadrare i lavoratori con due livelli inferiori rispetto alla loro qualifica. A questo si aggiunge che, «scaduti i mesi di assunzione col contratto di apprendistato, l'azienda è libera di fare una verifica sul lavoro svolto e può decidere liberamente di non rinnovare il contratto». Per il 12 gennaio è stato già fissato un incontro tra la Fiom e l'azienda, e si preannuncia battaglia.

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