Fincantieri strappa con Confindustria
Confindustria dovrà rinunciare a 340 mila euro e vede messa in discussione la sua politica da uno dei suoi associati di peso. Mentre l'ad della Fiat Sergio Marchionne non fa che ribadire come «possibile» l'uscita da Confindustria (un sindacalista ha definito l'associazione degli industriali una «porta girevole»), c'è un altro associato a Viale dell'Astronomia che scalpita. Si tratta della Fincantieri che in aperta polemica con la Confindustria ha sospeso per il 2011 il pagamento della quota associativa alle due territoriali di Genova e Gorizia. È in queste due province che sono emersi i problemi con Confindustria. Con 2.227 dipendenti nella provincia di Genova, Fincantieri versava nelle casse della Confindustria territoriale circa 267mila euro e con circa 1.650 dipendenti nella provincia di Gorizia versava a questa Confindustria circa 80mila euro. Tutti fondi ai quali ora l'associazione imprenditoriale deve dire addio. Il motivo? Fincantieri spiega che sta vivendo un momento particolarmente difficile a causa della crisi economica e caratterizzato da una forte dialettica sindacale. Ebbene, dicono, «Confindustria non si è mai spesa e esposta a sostegno e supporto delle nostre ragioni». Come dire: non ci sentiamo ben rappresentati. La domanda quindi è legittima e quasi retorica: perchè continuare a pagare la quota associativa a chi non ci rappresenta più? Il malessere è elevato e c'è chi nel settore si spinge a dire che potrebbe trattarsi di un primo passo verso un futuro disimpegno. Il no polemico arriva da un gruppo di grande peso nel panorama imprenditoriale e a Viale dell'Astronomia altri imprenditori sono pronti a scommettere che potrebbe scatenare un effetto emulazione su altri imprese di rilievo. Fincantieri è uno dei maggiori gruppi cantieristici esistenti al mondo, attivo nella progettazione e costruzione di navi mercantili e militari con unità produttive dislocate sull'intero territorio nazionale. Ha un forte impatto sul territorio in termini di occupazione diretta e collegata: conta infatti circa 10.400 dipendenti (8.750 in Italia e 1.650 negli Stati Uniti) e ne impiega 44.000 includendo la catena di fornitura completa. Dispone di uno staff di oltre 1.100 tecnici impegnati nella progettazione di mezzi navali complessi. Il suo volume d'affari è dell'ordine di 3,26 miliardi di euro l'anno (2009), destinato per circa il 75% all'export. L'azienda ha sede a Trieste e ha otto cantieri distribuiti sul territorio nazionale e due centri di progettazione, uno a Trieste (il più grande d'Europa) e uno a Genova. Con oltre 7.000 navi consegnate in 200 anni di storia è l'erede della grande tradizione navale italiana e vanta una quota di mercato che oggi si attesta attorno al 50%, con picchi in passato di oltre il 60%. La cantieristica mondiale sta affrontando una situazione di grande sofferenza, a fronte di una stasi della domanda che dura ormai da 24 mesi. Nel 2009 si è toccato un minimo storico di ordini e anche se nel 2010 ci sono stati segnali di lieve ripresa resta il divario forte con la capacità produttiva mondiale. Fincantieri quindi si è trovata a dover affrontare una situazione difficile dibattendosi con le problematiche relative all'aumento della produttività ma anche all'assenteismo. E su questi fronti la Confindustria territoriale si «è mostrata poco presente».