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La Borsa premia Fiat

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Ad aspettare Sergio Marchionne in Piazza degli Affari, ieri mattina poco dopo le otto, c'erano ruspe e trattori. In mostra, davanti a Palazzo Mezzanotte, per celebrare la doppia quotazione di Fiat sul listino milanese. Da una parte Fiat Spa, targata auto, dall'altra Fiat industrial con, appunto, camion e trattori. In un'ottica di scelta di investimento, Fiat Industrial è più adatta a un investitore che ragiona in un'ottica di medio lungo termine, mentre Fiat Spa, essendo più sensibile ai dati evolutivi del settore auto dispone di un appeal di tipo speculativo. Per il gruppo torinese, in Borsa dal 1903, si è aperto così un nuovo capitolo della sua storia, tanto che l'amministratore delegato del gruppo ha voluto essere presente, con pullover blu d'ordinanza, nell'auditorium che un tempo ospitava le «grida» dei broker. «Non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune», ha esordito poco prima del fischio d'inizio. Definendolo «un momento molto importante per la Fiat, perché rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza». Il mercato ha subito accettato la scommessa: l'unità dei veicoli industriali ha aperto a 9 euro, mentre l'Auto è partita a 6,9 euro. Una prima promozione alla scissione (spin-off) annunciata il 21 aprile: le due Fiat messe insieme, all'apertura, trattavano già con un premio del 3% rispetto ai 15,43 euro dell'ultima chiusura della «vecchia» Fiat. In sostanza due Fiat sono meglio di una. Fuori dalle sale operative, restano però da sciogliere i nodi sindacali e quelli legati alla crescita internazionale. Ecco perché, dopo qualche brivido per uno stop tecnico delle contrattazioni delle Fiat Spa per eccessiva volatilità, Marchionne ha preso la parola e affrontato i temi più caldi nell'agenda del Lingotto.  A cominciare da un'accelerazione sul fronte Usa: «È possibile che si salga al 51% di Chrysler, nel 2011, se questa decide di andare sul mercato. Penso che sia possibile, ma non probabile. Non è pianificata oggi una fusione fra Fiat e Chrysler». Per poi riportare l'attenzione sul confronto con i lavoratori. Con una nuova stoccata: se a Mirafiori «vince il no con il 51% la Fiat non farà l'investimento». Perché a Mirafiori, ha proseguito il manager, «la Fiat non ha lasciato fuori nessuno», «ha bisogno di libertà gestionale, non può continuare ad essere condizionata da accordi che non hanno più senso» e soprattutto «è capace di produrre vetture con o senza la Fiom». Marchionne ha poi mandato altri messaggi: uno al governo che «ci ha dato tutto l'appoggio necessario per portare avanti il discorso». L'altro, a Emma Marcegaglia: «L'uscita da Confindustria di Fiat, la vedo come possibile, ma non probabile. Fiat non può continuare ad essere condizionata». Infine un ultimo affondo a chi (come il Partito democratico e il suo responsabile economico, Stefano Fassina) chiede i dettagli del piano da 20 miliardi per Fabbrica Italia: «Farlo è veramente offensivo. Smettiamola di comportarci da provinciali. Non ho chiesto io ai sindacati e allo Stato di finanziare niente. È la Fiat che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti per portare avanti il piano. Andate in giro voi - ha detto rivolto ai sindacati - a prendere i soldi». Messaggi chiari. Come il risultato del debutto della doppia Fiat: la seduta è stata chiusa a quota 7,02 euro per l'auto con un balzo del 4,9% rispetto al prezzo di riferimento rettificato al 30 dicembre e a 9 euro, con un +3,05 % rispetto al prezzo di riferimento, per la Industrial.

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