Rush finale per Pomigliano
La stesura del contratto dello stabilimento Fiat di Pomigliano entra nel vivo. Oggi cominciano gli incontri tra l'azienda e i sindacati, ad esclusione della Fiom, per la messa a punto del contratto aziendale della newco che interesserà circa 4.600 lavoratori. Le nuove regole definite per Pomigliano faranno da apripista per Mirafiori e per il contratto dell'auto in discussione in Federmeccanica. Sul tavolo di Pomigliano ci saranno le norme che sono state condivise dall'accordo separato del 15 giugno, sul salario, orari, scatti di anzianità e diritti sindacali. Il testo dovrebbe essere chiuso entro la fine dell'anno ma i sindacati puntano a un'intesa domani stesso. «Sarà un contratto migliorativo dal punto di vista normativo e salariale sia rispetto al contratto nazionale che agli accordi nazionali di Gruppo» afferma Giovanni Sgambati, segretario generale della Uilm Campania. Il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, ha sottolineato che «se non si realizza un contratto collettivo la Fiat procederà a un regolamento aziendale unilaterale e questo il sindacato non può permetterlo». Intanto continuano le polemiche sul contratto per Mirafiori. La Fiom ha convocato per domani la riunione di un comitato straordinario per decidere le azioni da intraprendere contro l'accordo raggiunto dalle altre sigle sindacali con la Fiat sulle nuove regole per lo stabilimento. Cremaschi ha chiesto al segretario generale della Cgil Susanna Camusso di indire uno sciopero generale. Questa intransigenza è criticata dagli altri sindacati. Per la Fim è un atteggiamento «cieco e irresponsabile» laddove l'accordo «non aveva alternative e ha assicurato investimenti e prospettive allo stabilimento torinese e lavoro a migliaia di lavoratori di Fiat e dell'indotto». Contro la Fiom polemizza anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. «Come si può definire scellerato l'accordo su Mirafiori che consente un investimento ingente e un aumento dei salari?» Per il ministro «l'intesa può fare scuola per dire che non esiste una tara unica nella regolazione dei rapporti sindacali e nella organizzazione del lavoro». La logica è quella per cui «all'interno di cornici di carattere generale inevitabilmente leggere l'azienda è destinata ad essere il luogo nel quale si stabiliscono accordi che devono consentire alle parti di condividere le fatiche ma anche i risultati». Per il governo è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani che ha sollecitato la Cgil «a iniziare a pensare che i problemi posti da Marchionne sono reali, come quello dell'assenteismo che viaggia al 12% contro una media del 4%».