Vince Marchionne Mirafiori rinasce
Tornano il lavoro, gli investimenti, la serenità nello stabilimento Fiat di Mirafiori. I sindacati, tutti tranne la Fiom che è rimasta isolata, hanno dato il loro consenso alla piattaforma che l'ad Sergio Marchionne loro sottoposto come precondizione per il rilancio produttivo. Dopo un mese di discussioni i rappresentanti dei lavoratori hanno siglato l'intesa. Il manager italo canadese ha espresso la sua soddisfazione. A Mirafiori inizia una vita nuova. E gli investimenti previsti partiranno nel più breve tempo possibile. Una svolta epocale per l'industria metalmeccanica italiana. L'investimento in joint venture tra Fiat e Chrysler vale oltre un miliardo di euro per una produzione a regime di 280 mila vetture l'anno di Suv Chrysler e Alfa Romeo. L'intesa prevede «il pieno utilizzo degli impianti su sei giorni lavorativi; il lavoro a turni avvicendati che mantiene l'orario individuale a 40 ore settimanali; una crescita del reddito annuo individuale di circa 3.700 euro per la maggiore incidenza delle maggiorazioni di turno; la salvaguardia dei malati reali e un intervento volto a colpire gli assenteisti, al fine di tutelare coloro che hanno assiduità e puntualità nella prestazione; la compensazione di oltre 32 euro mensili per l'assorbimento della pausa di 10 minuti, resa possibile dal minore affaticamento del lavoro con l'introduzione della nuova ergonomia; il mantenimento di tutti i diritti individuali oggi esistenti e il loro miglioramento attraverso la prossima stesura di un Contratto Collettivo su molti punti migliorativo del Ccnl Metalmeccanici (scatti di anzianità, paga base, premio di risultato, ecc.)». Duro il commento di Giorgio Airaudo della Fiom: «Una firma con vergogna». La sigla è stata quella che in maniera più radicale ha espresso la sua contrarietà al nuovo contratto che mette la Fiat in condizione di fabbricare auto in Italia senza perdere competitività. Ora l'accordo passa al vaglio del referendum che per Landini (Fiom) «in queste condizioni è illegittimo».