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Ifil-Exor, niente aggiotaggio. Assolti

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Nessunreato accompagnò la complessa operazione finanziaria (l'equity swap targato Ifil-Exor) che nel settembre del 2005 permise alla Ifil di mantenere il controllo della Fiat. Lo ha stabilito il tribunale di Torino che ieri ha dissolto l'accusa di aggiotaggio informativo che pendeva su Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Virginio Marrone. Alla lettura del dispositivo si sono levati applausi di soddisfazione. Fra abbracci e telefonini trillanti, un Gabetti molto emozionato ha fatto presente che «questa è una sentenza su tutta la mia carriera», aggiungendo però di non essere sorpreso: «avevo la coscienza pulita». «Sono contento ma ero certo di avere ragione», gli ha fatto eco Grande Stevens, mentre Marrone parla di «decisione che riflette la realtà dei fatti» e l'avvocato Cesare Zaccone, uno dei difensori, sottolinea che «è una sentenza giusta anche sotto il profilo morale, non solo giuridico». La procura di Torino aveva proposto di condannare a 2 anni 6 mesi Grande Stevens, a 2 anni Gabetti e a 18 mesi Marrone. Quell'operazione, a giudizio dei pm, era stata accompagnata da una menzogna. Un comunicato, diffuso da Torino il 24 agosto 2005 su richiesta Consob, spiegava che, nonostante si fosse vicini alla scadenza del convertendo con le banche, non erano né in programma né allo studio iniziative particolari sul titolo Fiat. Tre settimane dopo, però, Ifil riscattò le azioni dell'equity swap con 525 milioni di euro, conservando così il 30% della casa torinese. Fu un colpo d'ala che evitò alla Fiat di essere frazionata o di cadere nelle mani dei corsari della finanza. E permise di gettare le basi dell'era Marchionne.

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