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L'Italia è ricca

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Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

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I numeri parlano più delle analisi sociologiche. E per capire quanti fiumi di inchiostro su un'Italia sempre più povera siano stati utilizzati inutilmente basta prendere una cifra che ieri la Banca d'Italia ha dato sullo stock di ricchezza in mano alle famiglie del Belpaese: 9.500 miliardi di euro. Alla fine del 2009 era questo il valore stimato della somma di attività reali (abitazioni, terreni e affini) e di attività finanziarie (depositi, titoli, azioni e altro). Un tesoro che scende a 8.500 miliardi se si tiene conto delle passività finanziarie (mutui e prestiti personali). Ma comunque sempre una montagna di soldi che ha impedito alla crisi che blocca lo sviluppo del mondo più maturo dal 2007 di stravolgere il tenore di vita dei nuclei del Paese. Che restano tra i più virtuosi del pianeta perché oltre a risparmiare e a investire fanno sostanzialmente pochi debiti. Molto meno di quelle francesi, tedesche e americane. Paesi con i quali è condiviso il modello distributivo di tanta ricchezza. In sintonia con le nazioni più evolute, infatti, il surplus si concentra sempre più in un gruppo ristretto di nuclei. Il 10% detiene il 45%o della ricchezza complessiva. Alla metà circa delle famiglie tocca invece dividersi solo il 10% di beni e asset. Un aspetto che tocca la politica di redistribuzione ma che non incide sulla sostanza e cioè che in Italia i flussi di denaro sono esigui, ma il forziere è ben stipato e pieno di tesori accumulati negli anni passati. Nel complesso la ricchezza netta posseduta dalle famiglie italiane è pari al 5,7% di quella mondiale. Secondo le stime disponibili, spiega l'istituto centrale «nel confronto internazionale l'Italia registra un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie piuttosto contenuto, anche rispetto ai soli paesi più sviluppati». Tuttavia, con una crescita lenta e costante negli ultimi 10 anni, è salita la percentuale di famiglie con ricchezza netta negativa (dal 2,3 al 3,2%). Il 10% di famiglie più ricche possiede di converso ben il 44,7% della ricchezza totale (10 anni fa era il 46,5%). Comunque alla fine dello scorso anno la ricchezza lorda delle famiglie italiane era di quasi 9.500 miliardi di euro pari 350 mila euro in media per famiglia e costituita per quasi la metà dalle abitazioni (4.800 miliardi) che negli scorsi anni, prima del rallentamento del mercato immobiliare, rappresentavano un importante motore di crescita. La ricchezza netta complessiva è aumentata tra la fine del 2008 e la fine del 2009 di circa l'1,1%, per effetto di un aumento del valore delle attività finanziarie (2,4%) superiore a quello delle passività (1,6%); le attività reali hanno registrato un rialzo più lieve (0,4%). Una crescita che però si è arrestata nei primi sei mesi dell'anno (-0,3% nominali) in seguito a una diminuzione delle attività finanziarie e a un aumento delle passività, che hanno più che compensato la crescita delle attività reali. Nel confronto internazionale le famiglie italiane risultano poco indebitate; alla fine del 2008 l'ammontare dei debiti era stato pari al 78% del reddito disponibile lordo. Dati leggeri se si confrontano a quelli di Germania e Francia dove risultava pari a circa il 100% o a quelli degli Stati Uniti e del Giappone, pari al 130%.

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