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Fondo salva Stati al Consiglio Ue

Euro sotto tiro

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Non sarà un Consiglio Ue di routine quello che si apre oggi a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo. Certo le premesse erano per un vertice quasi rivoluzionario visto che doveva essere trattata ufficialmente la riforma del Patto di Stabilità. Ma a meno di colloqui ufficiosi tra i leader il dossier è stato rinviato a marzo. Troppe divisioni e soprattutto diverse visioni sul da farsi per bloccare la speculazione sempre alla finestra. Restano gli impegni e le intenzioni di dare un messaggio forte ed unitario ai mercati. Ma finora l'unica cosa sulla quale sembrano tutti d'accordo è la creazione dal 2013, attraverso una limitata modifica del Trattato Ue, di un Fondo permanente anticrisi, per sostenere i Paesi della zona euro in difficoltà. Come chiesto da Berlino, l'attivazione del Fondo dovrà essere concepita come «ultima ratio», approvata all'unanimità dagli Stati membri e vincolata a una stretta condizionalità. E al meccanismo potranno partecipare anche le banche e altri investitori privati, in base a una valutazione caso per caso. «Nessuno in Europa sarà lasciato solo o sarà lasciato cadere. E l'Europa riuscirà a farcela insieme, solo insieme», è il messaggio della cancelliera tedesca, Angela Merkel. Un fondo e un messaggio di solidarietà. Non è molto. In nome dell'unità restano accantonate tutte le altre proposte in campo, quelle su cui per ora manca un accordo tra i 27: dall'aumento delle risorse dell'attuale Fondo salva-Stati, all'ipotesi Juncker-Tremonti di emettere eurobond per finanziare una parte dei debiti sovrani. Certo la speculazione resta in agguato. Era già pronta a sparare sull'Italia in caso di crisi del governo. Ma la vittoria di Berlusconi ha scongiurato il pericolo. Non potrà essere sempre così. Un improvviso precipitare della crisi potrebbe rendere insufficiente l'ok al futuro Fondo permanente. Ed è probabile che dal vertice Ue esca un nuovo forte richiamo per un ulteriore sforzo di risanamento dei bilanci statali: «In molti Paesi - ha ammonito alla vigilia del summit il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso - la situazione delle finanze pubbliche richiede manovre correttive». Tutti i Paesi devono essere pronti. E con le solite armi: meno spese, tagli e più tasse. I parametri del Patto continuano a essere legge europea. Non c'è intesa tra i paesi comunitari su come calibrare la stretta sui debiti pubblici e su che forza dare alle sanzioni per i Paesi poco virtuosi. Con l'Italia - ha ammonito il ministro degli esteri, Franco Frattini - pronta a porre il veto sulla riforma se non si terrà conto di tutti i «fattori rilevanti» che incidono sul debito pubblico, compreso il debito privato che nel nostro Paese è decisamente più contenuto che in altri. Come spesso è accaduto negli ultimi mesi, però, il rischio - spiegano fonti comunitarie - è che i punti nell'agenda del Consiglio Ue vengano improvvisamente superati dall'emergenza. Nelle ultime ore è infatti tornata a crescere la paura di una recrudescenza della crisi dei debiti sovrani, con Spagna e Portogallo sempre più a rischio contagio. I titoli pubblici dei due Paesi sono in picchiata e gli spread (la differenza di rendimento col bund decennale tedesco) nuovamente tornati a livelli record. Le agenzie di rating, intanto, non fanno sconti: la scure di Fitch si è abbattuta sulle casse di risparmio iberiche, da tempo al centro della crisi finanziaria del Paese, mentre Moody's ha messo il rating della Spagna sotto osservazione, minacciando di tagliarlo entro tre mesi, e sottolineando le difficoltà di Madrid soprattutto sul fronte del rifinanziamento dei titoli pubblici nel 2011.

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