Fiat in panne in Europa
Ancoraun crollo per le vendite di Fiat Group Automobiles in Europa. A novembre le immatricolazioni sono scese del 23,7% a fronte di una contrazione dell'auto in generale del 6,5%. Secondo i dati diffusi dall'Acea la quota di mercato del gruppo di Torino scende dell'1,5% rispetto allo stesso mese del 2009, al 6,7%. Al Lingotto spiegano che la gamma di vetture a basso impatto ambientale di Fiat aveva beneficiato in maniera molto forte degli eco-incentivi attuati da numerosi Paesi europei e quindi quest'anno ha patito in maniera più evidente degli altri costruttori il forte calo complessivo del mercato. Ancora una volta il risultato di Alfa Romeo è in controtendenza, con le vendite aumentate (soprattutto grazie a Giulietta) del 25,6% mentre Panda e 500 si confermano in Europa al vertice del segmento A. Per quanto riguarda i singoli Paesi, l'Italia ha perso il 21,1%, la Francia il 10,8%, la Spagna il 25,5% e la Germania il 6,2%. Questi dati avranno di sicuro un peso sulla trattativa per Mirafiori. Federmeccanica ha convocato i sindacati lunedì prossimo per attivare la commissione paritetica nazionale per la messa a punto di norme ad hoc per il settore auto. Al tavolo mancherà la Fiom che non ha firmato il contratto 2009 e che finora è stata la più polemica sul piano dell'amministratore delegato Sergio Marchionne. La Fim ha indicato come termine per l'accordo la prossima settimana, entro Natale. «Per noi il progetto industriale di Mirafiori è irrinunciabile, come tutto il progetto Fabbrica Italia. È chiaro che noi siamo interessati a chiudere prima possibile» ha affermato il segretario generale, Giuseppe Farina. E ieri Fiat ha nominato il cda di Fiat Industrial, che diventerà operativo con la scissione della società. Oltre al presidente Marchionne, gli amministratori sono Alberto Bombassei, Robert Liberatore, Libero Milone, Tommaso Padoa-Schioppa, Giovanni Perissinotto, Jonh Zhao, tutti indipendenti, oltre a Gianni Coda e John Elkann. Intanto in Confindustria c'è grande preoccupazione per l'uscita della Fiat. Se ne è parlato ieri al direttivo. Gli industriali temono che si scateni un conflitto permanente, sopratutto con la Fiom, in tutte le altre imprese ancorate invece al contratto nazionale e alle sue regole. Al centro dei timori, infatti, non tanto l'ipotesi di un «contratto aziendale», quanto il «merito» di questo contratto che potrebbe modificare le regole sulla rappresentanza sindacale. Sarebbero eleggibili solo di quei sindacati che hanno firmato il contratto. Una norma che metterebbe dunque completamente fuori gioco la Fiom. E renderebbe invivibile, alzando l'asticella del conflitto, la situazione in tutte le altre aziende, sopratutto in quelle in cui la Fiom è maggioritaria. Per questo molti imprenditori hanno chiesto alla Marcegaglia di chiedere alla Fiat di scoprire le carte per verificare quanto serva effettivamente un'uscita da Confindustria. E sarà proprio questo il mandato che arriverà a Marcegaglia oggi dalla Consulta dei presidenti.