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Marchionne: su Mirafiori diversi piani B ma non è una minaccia

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Ildialogo è in corso ho diversi piani B ma non è una minaccia». L'ad di Fiat Sergio Marchionne da Detroit torna sulla spinosa questione del piano di rilancio di Mirafiori. Spiega che tra le varie opzioni c'è anche quella di produrre negli Stati Uniti. Quanto all'ipotesi di uscire da Confindustria «è un dettaglio, non importa: quello che importa è garantire a Fiat la governabilità dell'impianto. Fiat è in società con Chrysler e dobbiamo garantire a loro il successo degli investimenti». Tra giovedì e venerdì Marchionne incontrerà il presidente della Confindustria Marcegaglia a New York. Poi l'ad ha confermato il ritorno dell'Alfa Romeo negli Usa. Marchionne ha sottolineato l'importanza della collaborazione «di industria, governo, e sindacato» nel successo del salvataggio dell'impianto Chrysler nei pressi di Detroit che «solo 18 mesi fa doveva chiudere». È una frecciata esplicita al sindacato italiano che su Mirafiori sta facendo le barricate. Ieri il leader della Cgil Susanna Camusso è tornata all'attacco: «C'è un foglio bianco, ma già scritto. Non può funzionare così. È insopportabile la logica secondo cui i lavoratori o fanno quello che dice l'azienda o restano senza occupazione». Intanto a Mirafiori sale la tensione. Gli operai dello stabilimento sono disponibili a un contratto aziendale, ma non accetterebbero le stesse condizioni di Pomigliano. Dopo la rottura del tavolo, temono che l'investimento annunciato dall'azienda salti. Le tute blu delle Carrozzerie sono rientrate al lavoro ma già ieri le linee si sono fermate al primo turno per lo sciopero indetto dalla Fiom e nel pomeriggio.

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