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Napolitano teme per l'euro

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Restaalta la tensione sui mercati finanziari globali. Tant'è che ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lanciando l'allarme sul futuro dell'euro. Nel corso della cerimonia del foro Italia-Spagna, il Capo dello Stato si è detto molto preoccupato. «È molto difficile fare una graduatoria delle conseguenze negative della crisi. Ma la peggiore è il fatto che oggi sono messi in forse i valori e le principali fondamenta del processo di integrazione europeo». Napolitano ha detto che «non dobbiamo nasconderci la gravità dei segnali. Oggi sono messe in questione e non sono sufficientemente garantite la moneta unica, il metodo comunitario, e lo stesso principio di solidarietà». Preoccupazioni condivise dal ministro degli Esteri Frattini. Un allarme simile era venuto giorni fa dal cancelliere Merkel. Nel fine settimana proseguiranno le trattative per completare il piano di aiuti al'Irlanda. Il via libera al pacchetto da 85 miliardi di euro da parte della Ue e del Fmi appare certo dopo che il governo di Brian Cowen ha presentato un piano di austerity da 15 miliardi di dollari con 25.000 licenziamenti nel settore pubblico, aumento dell'iva e taglio del salario orario minimo. Ieri Standard & Poor's ha abbassato il rating di quattro banche irlandesi. In particolare per Anglo Irish Bank le obbligazioni sono ora a livello «junk» (spazzatura). Domani è prevista una riunione dei ministri finanziari dell'Eurogruppo allargata ai ministri dei Paesi che non hanno adottato l'euro che farà il punto sugli aiuti all'Irlanda. Sui mercati si spera che la soluzione al problema irlandese possa contribuire a rasserenare gli animi in attesa della riunione di metà dicembre del consiglio europeo che dovrà esaminare proposte per rafforzare il patto di stabilità e dunque porre le basi per una riscrittura delle regole su cui poggia l'edificio comunitario. Qui finora si è imposto un asse franco tedesco, che altri paesi europei hanno vissuto con un certo fastidio. Ma mentre si cerca di chiudere la vicenda Irlanda si teme che le tensioni possano contagiare altri Paesi, a cominciare dal Portogallo. Lisbona continua a smentire l'ipotesi che sia sul punto di chiedere aiuti e in risposta a queste illazioni ha varato una manovra molto dura che tra tagli alla spesa e aumenti delle imposte dovrà far calare il deficit al 4,6% del pil dal 7,3% atteso quest'anno. E proprio questa situazione di incertezza ha determinato ieri l'ennesima chiusura in calo delle Borse. Londra giù dello 0,53%, Parigi dello 0,84%, Francoforte dello 0,45%. Male anche Milano dove il Ftse Mib ha chiuso a -0,51%. Altre incognite riguardano l'andamento dell'economia negli Stati Uniti. I riflettori sono puntati sui primi dati sull'andamento delle vendite del black friday, il giorno che tradizionalmente segna l'inizio della grande stagione dello shopping natalizio. Un buon black friday di solito si traduce in una stagione dello shopping natalizio soddisfacente ed è quindi indicatore di una ripresa dei consumi. Per la prossima settimana sono attesi anche una serie di dati, dall'andamento della disoccupazione alle attività manifatturiere, alle variazioni dei prezzi delle abitazioni, alla fiducia dei consumatori e sulle vendite di auto. Mercoledì sera verrà diffuso il beige book, cioè il rapporto della Federal Reserve sull'andamento delle attività economiche nei principali distretti del paese.

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