Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il rischio Irlanda travolge le Borse

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

  • a
  • a
  • a

La paura che la crisi dell'Irlanda propaghi con un pericoloso effetto domino, ad altri Paesi deboli dell'area euro; gli Stati Uniti che continuano a rivedere i dati sulla crescita e non riescono a trasformarsi per l'Europa nella locomotiva a cui agganciarsi per uscire dalla palude; le tensioni internazionali con gli scambi di fuoco tra le due Coree; l'offensiva portata avanti dalla Cina sul fronte dei cambi. Insomma una situazione esplosiva che anche ieri ha messo a dura prova i mercati. Piazza Affari ha perso il 2,07% con il Ftse Mib a 19.950,96 punti, Pargi il 2,31%, Francoforte l'1,82%, Madrid il 3,05%, Lisbona il 2,18% e Dublino il 2,9%. L'euro è finito fin sotto quota 1,34 dollari, sui minimi da circa un mese. A soffrire di più sui listini sono i titoli bancari che risentono maggiormente della crisi di Dublino. Un'analisi di Barclays Capital indica che per il salvataggio del sistema bancario del Paese sarebbero necessari 80 miliardi di euro, quindi ben oltre la cifra che Ue e Fmi sono disposti a dare. Ieri sul listino di Dublino c'è stato il crollo di Bank of Ireland (-21%) e Allied Irish Banks (-17%). Sale intanto il costo di assicurazione contro il rischio di default del Paese: lo spread sui cds a 5 anni è salito di 26 punti base a 555 punti. Secondo i dati della Bri, i Paesi con la più alta esposizione sul settore bancario irlandese sono la Germania con 46 miliardi di dollari, la Gran Bretagna con 42,3 miliardi, gli Stati Uniti con 24,6, la Francia con 21,1 miliardi, l'Italia con 3,6 miliardi e la Spagna con 2,5 miliardi. Questo spiega la pressione sui bancari anche a Piazza Affari. La maglia nera della giornata va alla Fiat (-4,62%) ma sono gli istituti di credito a piangere: Intesa Sanpaolo (-3,46%), Mps (-3,01%), Bpm (-2,71%) e Unicredit (-2,23%). Non aiutano poi le dichiarazioni del Cancelliere tedesco Angela Merkel secondo la quale l'euro è in una situazione «seria», nè quelle del capo economista del Fondo monetario internazionale, John Lipsky, sulla possibilità che un contagio della crisi del debito europeo possa mettere a rischio la ripresa globale.

Dai blog