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Mercati in tensione Aiuti a Dublino ma senza sconti

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Tornail pessimismo a Piazza Affari e in Europa in generale. L'entusiamo dei mercati finanziari per la decisione dell'Irlanda di iniziare a lavorare sugli aiuti di Unione Europea e Fondo Monetario internazionale, si è presto raffreddato e, dopo la seduta in buon rialzo di giovedì, sulle borse europee ieri è tornato il nervosismo. Le piazze principali sono andate tutte in negativo (Londra -0,62%; Parigi -0,20%; Madrid -0,52%; Milano -0,51%; Amsterdam -0,49%). Sotto stress soprattutto i titoli dei comparto bancario che temono più di altri la crisi irlandese. Il piano di aiuti Ue-Fmi per salvare Dublino dovrebbe essere varato la prossima settimana ma non senza difficoltà. Uno degli scogli sul difficile negoziato è l'imposta sulle società del 12,5%. La Francia ha posto il problema con molto evidenza sottolineando che un'imposta del 12,5% sulle società non può essere giustificata nel momento in cui l'Irlanda viene sostenuta dai prestiti eurozona e del Fondo monetario. Da tempo questo livello di tassazione favorevole, considerato uno dei fattori che hanno reso possibile il miracolo economico di Dublino travolto due anni fa dalla crisi dei subprime, è mal tollerato da altri paesi, Francia e Germania in primo luogo (che hanno livelli di tassazione molto più elevati). Ma non c'è solo il fronte irlandese a innervosire i mercati. Gli investitori stanno cercando di capire quali saranno le intenzioni a breve termine delle autorità di Pechino che preoccupate dalla fuga in avanti dell'inflazione anche ieri hanno annunciato una nuova stretta sul credito. Questa è anche una contromossa per arginare gli afflussi di capitale favoriti dalla politica Usa. Ieri il presidente della Fed Ben Bernanke ha lanciato una nuova stoccata alla Cina ritenuta colpevole di svalutare la propria moneta per gonfiare l'export. C'è poi la situzione degli Stati Uniti. Bernanke è tornato a difendere le nuove misure di stimolo monetario dopo la pioggia di critiche dal fronte interno e da quello internazionale, a partire dai mercati emergenti, Brasile e Cina in testa. Il piano della Fed da 600 miliardi di dollari per tornare ad acquistare titoli del Tesoro in modo da aiutare la ripresa e supportare il valore del dollaro, è stato difeso anche dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet che ha ribadito come sia «molto importante» avere un dollaro forte. Bernanke è stato chiaro: «il modo migliore per continuare garantire i robusti fondamentali economici che sostengono il valore del dollaro, così come di alimentare la ripresa globale, è attraverso politiche che portino a far ripartire una crescita solida in un contesto di stabilità dei prezzi». L.D.P.

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