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L'Italia è solida

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Giulio Tremonti

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Avviso ai naviganti: l'Italia è solida e non rischia il collasso se la crisi del debito irlandese dovesse trascinare nella bufera la moneta unica e i paesi che l'adottano. Al termine dell'Ecofin è il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti a mandare un segnale preciso alla speculazione internazionale. «L'Italia ha una posizione solida e non è un problema, ma parte della soluzione» ha spiegato Tremonti sottolineando come nonostante la crisi delle banche irlandesi, per il Paese non esiste un rischio controparte: «L'Italia non collassa» ha assicurato. L'importante è però non cullarsi sulla relativa tranquillità delle casse pubbliche. La cosa «fondamentale» per Tremonti è che il nostro Paese continui a portare avanti «una politica seria e responsabile sul fronte del bilancio pubblico, come finora fatto dal governo». Un messaggio volto rassicurare dunque non solo i mercati, ma anche i partner europei, e sgombrare il campo da ogni eventuale preoccupazione legata all'attuale situazione di crisi politica nel nostro Paese. La verità per il ministro è che «tutti gli indicatori, tutti i dati e tutti i grafici sull'Italia mostrano una realtà e una struttura solida. Il Paese è a posto». «L'unica criticità - spiega - è l'elevato debito pubblico», ma dall'altra parte c'è il risparmio delle famiglie, la solidità delle banche, un sistema pensionistico all'avanguardia. Ed è per questo che l'Italia viene percepita in Europa un «Paese serio, che non causa problemi e che invece aiuta a risolverli». In particolare, il fatto che si registri un aumento degli spread col Bund tedesco anche per i titoli pubblici italiani, per il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, non deve far preoccupare: «I mercati non sono nervosi sull'Italia, ma sono nervosi e tutti gli spread ne risentono. Tutti in questo periodo di tensioni si sono allargati e riassestati, e - assicura Grilli - non c'è niente di specifico che riguardi il nostro Paese. Anzi - spiega - sul fronte degli spread l'Italia si è staccata da quello che finora è stato il gruppo di Paesi di riferimento, vedi la Spagna e il Portogallo». Per quel che riguarda l'eventuale rischio sopravvivenza per l'Eurozona - paventato dal presidente Ue Herman Van Rompuy - Tremonti si dice più in sintonia con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che esclude vi siano pericoli per l'area della moneta unica. Anche perché - spiega il ministro - «sta prevalendo la convinzione che, come avvenuto per la Grecia, anche per l'Irlanda ed eventualmente per altri Paesi è più conveniente intervenire. È interesse di tutti - afferma - salvare l'Irlanda, che da sola non può farcela». Proprio su questi punto l'ipotesi di un aiuto a Dublino è sempre più vicina. Non c'è ancora nessuna data - come affermato dal premier Brian Cowen - ma Commissione Ue, Bce ed Fmi stanno già lavorando con le autorità per studiare quale forma dare all'intervento. I negoziati veri e propri dovrebbero iniziare oggi con una missione pronta a partire per l'isola. E anche Londra - particolarmente esposta sul fronte delle banche dell'ex tigre celtica - è pronta a scendere in campo insieme con i Paesi della zona euro, partecipando all'azione di salvataggio. Un piano che dovrebbe ammontare tra i 40 e i 90 miliardi di euro. Ancora ieri, comunque, il ministro delle finanze irlandese, Brian Lenihan, non ha dato nulla per scontato, ribadendo che Dublino farà ricorso all'assistenza europea solo se la crisi bancaria si dimostrerà ingestibile.

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