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Irlanda e Portogallo fanno paura

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LeonardoVentura L'allarme sui debiti sovrani fa tremare l'Eurozona. Di fronte al precipitare della situazione di Irlanda e Portogallo, la Commissione europea cerca di sdrammatizzare sulla sempre più probabile richiesta di aiuto da parte di Dublino e Lisbona, ma ammette: «È chiaro che le tensioni sui mercati ci sono e che la situazione è seria». Forse - si vocifera nei corridoi comunitari - è la più drammatica da quando è nato l'euro. Ufficialmente non c'è ancora alcuna richiesta di assistenza finanziaria giunta a Lussemburgo, dove ha sede il Fondo salva-Stati messo in piedi nel maggio scorso dalla Ue, con una dote di oltre 700 miliardi di euro. E con la possibilità di un intervento anche da parte del Fmi. Ma, sei mesi dopo il prestito concesso ad Atene, l'attivazione del meccanismo di salvataggio è oramai scontato per molti osservatori; e per alcuni potrebbe arrivare anche stasera al vertice dell'Eurogruppo a Bruxelles. «Siamo pronti a intervenire, se ci verrà chiesto e se si renderà necessario», ha ribadito il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ribadendo come «nessuna richiesta è stata ancora avanzata», ma ricordando come «ci sono a disposizione gli strumenti adeguati per fornire assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà e per garantire la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso». Tutta l'attenzione è dunque puntata su quello che oggi diranno all'Eurogruppo il ministro delle finanze irlandese, Brian Lenihan (che ieri ha smentito la richiesta di aiuto) e il collega portoghese, Fernando Teixeira Dos Santos (che invece ha ammesso la possibilità di un ricorso all'aSsistenza finanziaria d'emergenza). Ma le preoccupazioni dei ministri finanziari della zona euro vanno al di là del rischio default di Irlanda e Portogallo. Si teme che la febbre possa diffondersi nel resto dell'area della moneta unica, contagiando gli altri Paesi in questo momento più fragili, come la Spagna e di nuovo la Grecia. Proprio Atene potrebbe finire nuovamente nell'occhio del ciclone visto il deterioramento dei suoi conti pubblici, più grave del previsto. Sullo sfondo c'è anche l'Italia, che tra l'altro sta vivendo una difficile situazione politica e ha un debito pubblico che viaggia verso il 119%.

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