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Al G20 solo buone intenzioni

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Ancoraun flop al vertice del G20. I temi più caldi del momento, la guerra valutaria e gli squilibri commerciali, restano senza una risposta. Dopo giorni di trattative no stop di sherpa e delegazioni, e un serrato scambio di accuse tra Cina e Usa, il summit ha partorito una soluzione di compromesso. Un esito al ribasso per l'incontro di Seul nel quale alla fine i Grandi si sono limitati a prendere atto di quanto già concordato dai ministri finanziari sul fronte dei cambi tre settimane fa. Ora la palla passa alla presidenza Sarkozy, che da ieri ha assunto la guida del G20. In merito agli squilibri commerciali, il vertice ha affidato ad un gruppo di lavoro la definizione di non meglio precisate «linee guida» che dovranno essere presentate ai ministri finanziari entro metà 2011. Lo scenario quindi è quello di una pace armata tra i due colossi Cina e Usa con l'Europa stretta in mezzo. Anche sulla congiuntura internazionale, da Suel sono uscite affermazioni non meno generiche. La ripresa c'é, ha detto il G20, non marcia agli stessi ritmi per tutti ma i segnali ci sono e vanno cavalcati, anche per contrastare il rischio disoccupazione. E la ricetta deve essere quella delle politiche coordinate. È stato poi ribadito il no al protezionismo, la necessità di vigilare sui cambi e respingere svalutazioni competitive. Posizioni già scontate alla vigilia. Non solo. Non c'è stato alcun ammorbidimento. Ieri il presidente americano Obama è tornato a dire che gli Stati Uniti sono «il motore di tutti» mentre Pechino (appoggiato anche dalla Germania della Merkel) ha ripreso ad attaccare le politiche della Fed. È la conferma che il G20 di fatto è sempre più un G2: senza intesa Usa-Cina, ai Grandi non resta che stare a guardare. Un passo in avanti è stato fatto invece sulla finanza e le banche a rischio sistemico con l'approvazione delle regole messe a punto dal Financial Stability Board. Il Governatore Draghi, che presiede questo organismo, ha però sottolineato che ora le regole «devono essere trasformate in leggi» dai vari Paesi. «Siamo solo a metà strada» ha detto Draghi.

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